Arrivato in sala lo scorso 11 luglio, “Immaculate – La prescelta” si inserisce in quel ramo di film horror che unisce maternità e religione. Sulla scia di “Omen – L’origine del presagio”, quindi, non possiamo fare a meno di analizzare e commentare questa pellicola cercando di scandagliarne gli aspetti più intrinsechi e nascosti.
![Immaculate](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/12/screenshot-2024-03-13-alle-09.09.19.webp?resize=640%2C360&ssl=1)
Siamo nelle zoni rurali del Lazio, vediamo la nostra protagonista arrivare in una Roma degli anni ’60, che successivamente si sposta nelle campagne per poter prendere i voti all’interno del convento che l’ha accolta. La sua storia è piuttosto travagliata, lo spettatore lo comprende scena dopo scena, ma fin dai primi istanti comprendiamo che ha dovuto lasciare il suo convento in America perché chiuso considerata la poca affluenza di fedeli. Cecilia (Sydney Sweeney) si deve confrontare con la difficoltà linguistica oltre che con i segreti che sembrano nascondersi tra le mura di quella dimora.
Muovendoci, lentamente, tra le corde che scindono la fede dalla follia, ritroviamo il cuore nascosto tra le avventure di questa narrazione. Tralasciando il mero horror, specie per come viene intenso questo genere nella cinematografia odierna, la tensione viene costruita dalle deprecabili azioni umane. Non vi è davvero qualcosa di sovrannaturale che si muove all’interno della chiesa, quanto più l’orribile persecuzione di un obiettivo. Il fine giustifica i mezzi, no? Uno degli errori più grandi nella storia delle interpretazioni, qui prende vita. La scienza si mescola alla religione nel cercare di fondare un nuovo simbolo figlio dei deliri di potere dell’uomo.
![Immaculate](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/12/immaculate-8-sydney-sweeney-in-immaculate-photo-courtesy-of-neon-rgb-65fdc247bf2f6.jpg?resize=640%2C360&ssl=1)
Cecilia, infatti, nonostante sia appena arrivata al convento viene coinvolta in avvenimenti alquanto strani. Già dal trailer, possiamo intuire quanto la traduzione letterale del titolo faccia di lei la nuova “vergine” pronta a portare in grembo il nuovo Messia. Il problema di fondo è quanto tutto questo non sia realmente un miracolo, ma un prodigio della scienza. Non vi sveliamo come ciò possa essere possibile, ma il DNA a quanto pare è prodigioso. In ogni caso, il concepimento è il vero fulcro della violenza che Cecilia subisce sulla sua pelle. Lei, dall’oggi al domani, si ritrova incinta senza sapere come questo possa essere possibile. Le suore del convento, in ogni caso, la considerano la nuova Maddalena. La glorificano e la santificano, la benedicono come la nuova Santa. L’unico suo compito, quindi, diventa quello di portare dentro di sé questa nuova creatura indipendentemente dalla sua volontà.
Il messaggio che, di conseguenza, si maschera all’interno della narrazione è proprio la violenza fisica e psicologia alla quale la protagonista è sottoposta. Non importa la natura del concepimento. Non importa se questa creatura sia figlia della scienza o la figlia di un’azione più carnale, è il concetto che vi è alla base che dovrebbe spingerci tutti a una riflessione. Lei è stata inseminata artificialmente, ma contemporaneamente è impossibilitata da qualsiasi tipo di scelta possa riguardare la sua vita. Costretta a tenerlo, costretta a portare al termine questo percorso, costretta a qualcosa che non desidera.
![Immaculate](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/12/gh35asmxkaatyte.jpg?resize=640%2C427&ssl=1)
L’hit girl, archetipo di moltissimi film horror, legato alla sessualità stessa della protagonista, qui raggiunge il suo apice. Vittima di violenza e di pressioni, deve riuscire a lottare contro un intero sistema fatto di “non detti” e di “coperture”. Il vero nemico diviene ciò che porta dentro di sé e le emozioni che questo comporta.
Il male si incarna nelle azioni abusive e nella violenza psicologica. La sua forza, di conseguenza, emerge grazie alla sua voglia di sopprimere gli abusi. Non importa se ciò che ha dentro di sé possa essere un miracolo divino oppure del male, importa solo la natura coercitiva con cui è stato concepito. “Immaculate”, in questo modo, ci spinge a riflettere sulla natura diversificata con cui possiamo definire lo stupro. Ci spinge a ragionare sull’importanza della volontà della vittima e sulla mancanza di rispetto che molto spesso si nasconde dietro il tentativo di denunciare le violenze.
Interessante, inoltre, la scelta di non mostrare il frutto di questa violenza. Proprio perché non importa la natura benevola o malevola, ma il modo con cui è concepita.
Il consiglio è quello di godervi questa pellicola consci di quanto scritto in questa recensione. In questo modo, qualora voi la stiate leggendo prima di accedere alla sala, possiate essere consapevoli di cosa si nasconde tra le righe. Ciò vi permetterà di mettere nella giusta prospettiva ogni singola scena, seppur qui si stia parlando in chiave spoiler.