“Sto tutto malinconico”: un amore perduto firmato Sercho

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Il nuovo singolo di Sercho, cantautore romano, uscito su tutte le piattaforme musicali l’8 gennaio 2025, è in grado di rappresentare, in chiave nostalgica, le occasioni perse e i rimpianti d’amore.

La grancassa che risuona e una voce che sa di Roma già dal primo ascolto.

Si tratta di “Sto tutto malinconico”, nuovo brano di Sercho, che racconta un sentimento che accomuna molte persone dopo la fine di una relazione.

Mi sò bevuto il mare a San Lorenzo
Solo per non pensarti quando penso

Già dalle parole iniziali l’artista parla di un’abitudine tipica, vale a dire “affogare” nel mal d’amore.
Spesso, infatti, lo si fa bevendo alcool, quasi fosse un tasto “off” da premere all’occorrenza. È un modo di agire quando pensare diventa insopportabile, al pari di rimuginare su qualcosa che è accaduto e sul quale non si è più fare in grado di non fare nulla per fare sì che ci sia un cambiamento.

L’associazione tra il bere e San Lorenzo ci porta alle notti romane, in un luogo simbolo della città, dove i ragazzi si ritrovano per compattarsi e smaltire le delusioni della propria vita.

Nuvole viola, come le occhiaie, voglio abbracciarti forte

Un’immagine poetica, a tratti onirica, che riflette su uno degli altri “sintomi” della mancanza di una persona: l’insonnia.
Le occhiaie diventano il manifesto di chi passa le notti, appunto, a ciò che sarebbe potuto essere e invece non è stato.
Il desiderio di un abbraccio è quel qualcosa che sarebbe in grado di alleviare il dolore di chi soffre, quel briciolo di leggerezza che servirebbe in quel genere di situazioni.
Nuvole viola nel cielo ma anche sul viso, segni di chi ancora non riesce a superare ciò che sta attraversando.

Mi viene un po’ di malinconia
T’aspetto fra l’asfalto e il cielo
C’è una parte di me che ho messo via

Torna il tema chiave del testo: la malinconia.
Esplode in tutta la sua grandezza, unita e mischiata al desiderio di un insperato ritorno.
L’asfalto e il cielo sono elementi diversi: terreni e ultraterreni, laddove si spera di rincontrare, in qualche modo, l’anima gemella.

Niente e nessuno, mi buca il cuore, come fa la tua iride

Un’altra immagine che arriva dritta in faccia, al pari di un pugno ad un sacco da box.
Lo sguardo (in questo caso rappresentato dall’iride) è quella coltellata al cuore che nessuno vorrebbe sentire. Fa così male che sembra più forte il desiderio di non rivederlo.
Gli occhi di una persona amata non si scordano mai, ne rimarrà sempre un’immagine impressa nella mente

La piazza ha solo più scritte, quando è finita l’estate
Io guardo fisso sempre lo stesso punto, come fanno le statue

La fine di una stagione (estate) è anche la fine di un amore.
Le statue di pietra, invece, ferme e immobili nello stesso punto, rappresentano l’incapacità momentanea di reagire, quell’immobilismo tipico di chi è in lotta con sé stesso.
I versi e le frasi di Sercho vanno un po’ tutte in quella direzione: un sentimento che, nel suo andare via, lascia dei segni indelebili.
L’artista analizza e utilizza immagini forti per descrivere le varie fasi del “lutto” alla fine di una storia.
Lo fa a modo suo, con ineccepibile sincerità, creando un perfetto manifesto sulla nostalgia in ogni sua forma e espressione.

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