Rocco Hunt

Rocco Hunt torna sul palco dell’Ariston con una canzone che è, in tutto e per tutto, Rocco Hunt. Un brano musicalmente allegro, che trascina con la sua melodia e che, sin dalle prime note, trasporta la mente nei vicoli di Napoli, tra il calore della sua gente e l’energia che solo certi ritmi sanno dare. Una storia di resistenza e sincerità, trasformando le difficoltà in un potente messaggio per tutti.

«Questo pezzo è un inno alla resistenza, a non lasciarsi abbattere dalle difficoltà. Volevo raccontare la realtà di tanti ragazzi che si sentono in bilico tra sogni e paure».

Il testo non è nulla di sconvolgente, a tratti scontato, ma non pretende di essere altro. È un pezzo costruito su misura per lui, con quella semplicità che lo caratterizza e con il suo modo diretto e sincero di raccontare la vita e le emozioni.

“L’erba cresce in un campetto abbandonato
Colpa dei telefoni non ci hanno più giocato
L’ansia nel cuore quando le citofonavo”
.

L’esibizione è stata perfettamente in linea con il pezzo: melodica, coinvolgente, carica di quel ritmo che, nonostante l’ora tarda, ha saputo dare una scossa al pubblico. Non ha portato nulla di nuovo o sconvolgente, ma ha rispettato pienamente le aspettative di chi lo conosce e lo segue.

“Mille vote ancora
E rridere
Mille vote ancora
E chiagnere
Mille vote ancora”
.

Rocco Hunt ha fatto quello che sa fare meglio: regalare leggerezza, energia e un po’ di spensieratezza, senza  forzare troppo la mano. Un’esibizione che non ha stupito, ma che ha funzionato proprio perché fedele a se stessa e al suo stile. E, alla fine, è esattamente quello che ci aspettavamo aspettava da lui. Dalla conferenza stampa da Sanremo 2025, quello che emerge è quanto non manchi l’onestà emotiva.

«Oggi la società ci spinge a mostrarci sempre forti, a nascondere le fragilità. Ma io credo che sia importante accettarle, raccontarle, perché fanno parte di noi».

Del resto, per lui, la musica è anche un mezzo di salvezza: «La musica mi ha salvato. È il mezzo che mi permette di esprimere tutto quello che ho dentro, anche le cose che a volte faccio fatica a dire a parole».

Infine, l’amore per la velocità e il tempo emerge come metafora della vita: «Amo la velocità, forse perché mi dà la sensazione di sfidare il tempo. Le moto corrono contro il tempo, e la musica, in un certo senso, fa lo stesso: è fatta di ritmo, di battiti, di attimi che non tornano indietro».

A voi è piaciuta questa canzone? In che posizione sta nella vostra personale classifica?

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