Il quinto capitolo della saga firmata dal grande George Miller, Furiosa: a Mad Max Saga è nelle sale italiane dal 23 Maggio. Ve lo diciamo fin da subito, il prequel di Mad Max: Fury Road non solo ci ha incantato, ma semplicemente ci ha rapito. Perciò date gas al vostro mezzo, auto o moto che sia, e sfrecciate dritti verso la sala cinematografica più vicina. Perché Furiosa: a Mad Max Saga è pura adrenalina che si mischia a polvere e sangue.
George Miller ammalia il pubblico con l‘origin story del personaggio di Furiosa (Anya Taylor-Joy). Un personaggio che abbiamo visto e amato nel capitolo precedente “Mad Max: Fury Road”, dove era interpretata dalla regina del deserto Charlize Theron.
Furiosa ci viene presentata nell’età dell’infanzia, nella sua terra d’origine: un’oasi in cui vive con la madre e le altre donne-guerriere. Ma ben presto ciò che ha più caro le viene strappato via, e diventa prigioniera del perfido e stralunato Dementus (Chris Hemsworth). Da qui inizierà la corsa di Furiosa per tornare a casa, ma non prima di aver compiuto la sua vendetta. Scopriamo l’origine del suo carattere inscalfibile e roboante. Della sua crescita tra olio di motori e benzina, e di come Immortan Joe (Lachy Hulme) l’ha accolta nella Cittadella. Infine, come Furiosa ne sia scappata.

Non serve troppo dilungarsi sulla trama perché, così come l’ha ideata il regista, quest’ultima dev’essere semplicemente vissuta nel tempio della sala cinematografica. George Miller ribadisce ancora una volta come il Cinema non sia altro che un racconto per immagini. Rispetto al capitolo precedente il regista da molta più importanza ai dialoghi. Crea, però, un’atmosfera polverosa, putrida, difatti sentiamo l’odore della benzina e dei cilindri dei motori che vanno come non mai. Ma Furiosa: a Mad Max Saga vuol essere di più. Non si limita ad essere un degno prequel, che non ha nulla da invidiare rispetto al suo precedente e (narrativamente parlando) successore; ma va oltre. Parte per un viaggio nel deserto in cui vediamo le pietre miliari, della saga firmata da Miller, man mano essere depositate in un luogo desolato, dove la fame, la violenza, e il crollo della civiltà ne fanno da padrone.
La cornice nella quale Furiosa intraprende il suo viaggio per tornare a casa non solo è maestoso; luce e oscurità segnano i lineamenti di un giovane volto che soffre e che non vede l’ora di vendicarsi. Tutto ciò però è quasi terrificante. Noi pubblico temiamo il personaggio di Furiosa, sappiamo bene di cosa ella sia capace, ma al contempo vogliamo solo il suo bene, poiché capiamo bene ciò che la spinge a comportarsi in tale modo. Miller ci prende per mano e ci chiede di dargli fiducia. E noi spettatori non possiamo che dargliela. E fidatevi: verrete ricompensati. Poiché in questo capitolo vedremo non solo il lato più violento della protagonista, ma avremo modo di scorgere anche le sue fragilità, avvertiremo la sua paura e il suo dolore più grande, che man mano la protagonista seppellirà sotto pesanti dune di sabbia.
Una regia incendiaria
Non fa notizia dire che George Miller sia uno dei più grandi registi visionari viventi. Desta stupore e ammirazione, però, il riconoscere la volontà di un uomo di ampliare il proprio mondo narrativo. Per far ciò, ci riporta dove tutto ha avuto origine. Non solo andato oltre le aspettative di tutti quanti, ma anche contro i detrattori che snobbavano in pieno l’idea di realizzare un sequel di un film ritenuto perfetto. Un rischio che George Miller ha voluto percorrere, e che ha dato prova ancora una volta di come egli abbia avuto prima di tutto la necessità di raccontare un qualcosa che non era ancora stato narrato.
L’opera firmata dal regista australiano regala immagini e sequenze d’azione degne di tale nome. La CGI presente nel film è ben dosata, scompare tra le dune, nemmeno ci accorge della sua presenza, complice la scelta di aver voluto veri veicoli funzionanti per le scene d’inseguimento. Tutto ciò aiuta lo spettatore a vivere appieno l’avventura di Furiosa, qui interpretata da una Anya Taylor-Joy in pieno stato di grazia, che si trova ad incarnare un personaggio che già prima di lei era stato reso immortale dalla grande Charlize Theron.
Notiamo che su tutti risalta il nuovo antagonista, Dementus, interpretato da un Chris Hemsworth quasi irriconoscibile. Dopo aver appeso il martello di Thor al muro e imbracciato il manubrio della sua moto, dà prova del suo talento, regalando al pubblico un grande antagonista, pieno di carisma e che fornisce a Furiosa, e al pubblico, diverse sfumature del suo personaggio, che non sono mai così banali e scontate.
Il paragone è davvero necessario?
La domanda che tutti si faranno è: ma Furiosa: a Mad Max Saga è al pari di Mad Max: Fury Road? Onestamente non siamo d’accordo nell’alimentare tali paragoni, a detta nostra alquanto inutili. Perché la verità è che siamo di fronte a due film molto diversi tra loro, per quanto sia collegati dalla trama ovviamente. Ma forse poi, non è nemmeno necessario comparare due film, dove chi vince è la messa in scena: imponente, decisa, viva grazie ad una fotografia che stupisce in ogni inquadratura. Entrambe le pellicole regalano una vera ed autentica esperienza cinematografica, dove al termine di entrambe, lo spettatore non potrà fare altro che ringraziare George Miller per la visione di esse.
Spesso noi cinefili tendiamo a dover trovare sempre il migliore e il peggiore. E spesso, lo ammettiamo: fare classifiche è divertente e stimolante. Ma con le opere cinematografiche di Miller la questione si fa diversa e più intricata. Egli regala due film che al tempo stesso sono indipendenti e dipendenti l’uno dall’altro. Alla fine, dopo la visione di Furiosa: a Mad Max Saga, il desiderio di riprendere in mano, ancora una volta Mad Max: Fury Road è palpabile. Anche perché forse bisogna dare credito a chi afferma che il bisogno si placa, il desiderio mai.