101% di Andriy Odlyvanyy, regia di Serena Corvaglia è il corto vincitore dell’edizione 2024 del contest per digital storyteller La realtà che NON Esiste, realizzato da One More Pictures con Rai Cinema, che intende promuovere le nuove forme di storytelling digitale e dialogare con i ragazzi, le famiglie e le istituzioni, sulle minacce e le opportunità dei social network e delle nuove tecnologie. Il tema della VI edizione è Tra cuore e mente: l’educazione sentimentale ai tempi dei social network.
Durante i concitati giorni del Festival di Venezia, abbiamo avuto l’onore di parlare con la regista Serena Corvaglia del nuovo progetto vincitore di un premio importante per le nuove generazioni. Gli stessi a cui il corto è rivolto.
![](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/10/copertine-articoli-42.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Il messaggio all’interno del corto è lapalissiano: quanto pensate sia importante far luce sulla difficoltà relazionale che sempre di più sembra prender piede nelle nuove generazioni?
«Beh allora è importantissimo. Infatti è il motivo che ci ha guidato nella realizzazione del cortometraggio; è sempre più dilagante questo modo di comunicare attraverso i social che pone un filtro tra noi e gli altri. Quindi, diciamo, sulla bilancia c’è da una parte il proliferare delle opportunità di comunicazione che sono sicuramente un bene, però dall’altra c’è questo abuso che ci porta, in qualche modo, a non metterci in gioco, ed è un po’ questo il dilemma del protagonista.
Per cui è importante parlarne, proprio perché bisogna cercare di ritrovare un modo genuino di comunicare, non esclusivo però: bisogna trovare il giusto equilibrio».
Pensate davvero che le relazioni online rischino di sostituire quelle “faccia a faccia”?
«Beh, è difficile rispondere brevemente a queste domande, c’è una grande complessità di cocause, chiaramente, quindi non posso esaurire la risposta così. Quello che sicuramente influenza è quest’ ansia deriva proprio dalla pressione sociale. Quest’ansia da prestazione no, che deriva dal confronto quotidiano con milioni di immagini di gente perfetta che esibisce la sua vita, il loro look, i loro outfit, ecc. Ci sentiamo di conseguenza molto inadeguati, ci sentiamo a disagio. Questo si riflette anche nel comunicare il voler trovare per forza la cosa giusta da dire per non sbagliare. Raffaele Morelli che ha introdotto il corto ha detto una cosa che è stupenda e giustissima: attraverso l’errore, attraverso la sofferenza, noi cresciamo. Quando questo accadeva si sbagliava, soffrivi, però poi crescevi ed imparavi. Oggi siamo terrorizzati dal fallimento e quindi è venuto meno questo step, allora siamo tutti in un’ansia da prestazione».
![](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/10/copertine-articoli-44.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Com’è funzionato il casting? Come si è arrivata alla scelta di Giulia De Lellis?
«Abbiamo chiaramente cercato dei personaggi che potessero essere comunque di richiamo anche per il pubblico, perché poi l’obiettivo nostro era quello di divulgare e di diffondere il più possibile il messaggio che c’è dietro alla storia. Io ho accolto il cast con grande piacere. Adriano, ad esempio, viene dal mondo di “Diari” di Netflix, questa serie che ha avuto grande successo ed era perfetto per interpretare il protagonista. Mi interessava non cadere nello stereotipo del ragazzo magari un po’ sfigatino, che non riesce a comunicare, ma proprio per estendere, esprimere il fatto che chiunque, anche un ragazzo bellissimo, può avere delle difficoltà ad abbracciare abbiamo scelto lui ed è stato bravissimo. Attraverso appunto, un suo disagio, i suoi silenzi, esprimere un disagio, la sua espressività. Io di lui adoro il fatto che sia molto gestuale, un mimico e poco urlato, no? Questo ha reso il protagonista, Riccardo, una scoperta.
Giulia, invece, veniva già da un’esperienza cinematografica, ma lei ha sposato l’oggetto, il messaggio, le è piaciuta tantissimo la sceneggiatura, ha accettato con entusiasmo e per me è stata veramente una scoperta perché ha dimostrato una grandissima professionalità. Ha dato tanto di se stessa a Teresa, il personaggio che interpreta e ci abbiamo lavorato insieme, abbiamo fatto delle prove, abbiamo lavorato sul testo ed è stato molto bello costruire sul personaggio insieme.
Daniele Davì, anche lui come con Giulia viene più da un mondo, diciamo del web che del cinema, però proprio per questo credo che loro sia lui che Giulia funzionano molto bene entrambi grazie alla tanta ironia, senza esagerare. Non volevo che diventasse una marchetta, ma allo stesso tempo doveva distinguersi dai personaggi reali e penso ci sia riuscito benissimo».
Al termine del corto vengono inseriti una serie di dati che spaventano, soprattutto da donna, si sta facendo davvero abbastanza per risolvere i quantomeno migliorare la situazione?
«Sì, è fondamentale. Noi da sempre ci raccontiamo delle storie che possano appunto mettere in scena la realtà e attraverso la rappresentazione della realtà. In questo modo prendiamo coscienza di cose che in realtà vivendo non riusciamo a mettere a fuoco.
Prima di arrivare a una situazione drammatica ci sono tanti campanelli d’allarme che però tu non riesci a cogliere, ma se riesci invece a distinguere una storia che molto rappresenta direttamente, ma anche in qualche modo il suo specchio, probabilmente ti porta a riflettere che non sia molto importante».
Che vita avrà questo corto?
«Sicuramente già da oggi è disponibile su Rai Play ed è già uno dei contenuti più visti. Sono molto contenta perché, insomma, già lo stanno vedendo tantissimi ragazzi e ragazze e credo facciano bene. Credo che magari, appunto, trova una diffusione per le scuole per questo è l’obiettivo, non saprei dirti più però».