Comete: il suo nuovo album “Lividi” tra gioie e frustrazioni di un cantautore

Il 5 aprile scorso, Eugenio Campagna, in arte Comete, ha pubblicato “Lividi”: il suo secondo album dopo l’uscita di “Solo cose belle” nel 2021. Un progetto che, dopo 5 anni dalla partecipazione a X Factor 13, lo vede impegnato ad esplorare una nuova e più impegnata versione della sua musica, vissuta tra gioie e frustrazioni della vita di un cantautore.

Durante il Lacrima Party del 13 luglio al Rock In Roma, abbiamo avuto modo di fare una chiacchierata con lui, dopo che la sua musica è stata in grado di farci piangere e ballare contemporaneamente.

Eugenio Campagna, in arte Comete: il suo nuovo album “Lividi” tra gioie e frustrazioni di un cantautore

Come è nato il progetto di Lividi?

«Il progetto di Lividi è nato con il trasferimento a Milano nel 2020, dopo la prima pandemia, come si chiama in gergo e mi sono portato un po’ di idee da Roma. La prima sera che ho dormito nella nuova casa faceva molto freddo e c’erano i lampi e i tuoni: è lì che ho deciso che un vecchio giracapo lo avrei chiamato così. Lividi l’avevo già scritta, ma non avrei mai pensato che poi avrebbe dato il nome all’album e, invece, era la canzone più giusta per tirare fuori un album più sincero che non mirava a fare la hit ma a farmi conoscere un po’ di più. Diciamo che, quindi, è stato un album “milanese”. È stato un album veramente tutto scritto a Milano e poi, in maniera totalmente impulsiva, come faccio spesso, registrato tutto a Roma. È stato un album per me davvero molto importante».

Qual è il pezzo che ti è piaciuto di più scrivere o a cui sei più legato?

«Il pezzo che mi è piaciuto di più scrivere o a cui sono più legato del nuovo album, sicuramente è Lividi. La title track, un pezzo che volevo scrivere da tantissimo tempo cercando di non essere troppo banale, perché parlare di problematiche di salute mentale, e non della solita storia d’amore, per me era centrale e molto difficile. Banalizzare il dolore è una cosa che odio, quindi sono dovuto rimanere semplice, un po’ anche infantile come se la scrivesse un me bambino. Questa cosa mi è piaciuta molto perché poi mi ci sono ritrovato. Mi piace ascoltarla quella canzone, mi dà forza e ci credo. Sono contento che delle persone abbiano creduto a quel progetto insieme a me».

Questo pezzo è anche il tuo preferito dell’album?

«Potrebbe essere. Nella sua semplicità, però, mi piace molto Naviglio. È una canzone molto semplice, scritta di getto e registrata nello stesso modo. Apprezzo queste cose perché pensare troppo delle volte può essere buono, sicuramente, ma quando ti arriva quella roba di getto è sempre importante. Devo dire che, però, la canzone che mi piace suonare di più è Lampi e Tuoni».

Eugenio Campagna, in arte Comete: il suo nuovo album “Lividi” tra gioie e frustrazioni di un cantautore

Qual è, secondo te, la differenza più grande tra il Comete di “Solo Cose Belle” del 2021 e quello di “Lividi” di oggi?

«La differenza è che Solo Cose Belle era una raccolta di canzoni che ho scritto in diverso tempo. È stata una raccolta di brani, i primi, Diazepam e Meno Male li ho scritti tanto tempo prima e ho finito con E non ti penso più e Ma tu, i più nuovi. Lividi è stato più concentrato e si sente dal suo sapore più cupo, più milanese. Mi piace di più scrivere cose concentrate, non un concept album, però far uscire un progetto che abbia il sapore di un anno che ho vissuto, un anno specifico, preciso».

Qual è la canzone che avresti voluto scrivere? Non una cover, ma proprio pensata, scritta da zero.

«Qui bisogna fare due belle differenze: quella che avresti voluto scrivere per amore della musica e della comunicazione e, per amore dei soldi. Una canzone che avrei voluto scrivere, allora, è Volare, se parlo di soldi. Sarebbe stato bello scrivere Volare, avrei fatto vivere generazioni su una canzone. È una cosa che mi fa volare della musica, perché è una bellissima canzone e, a volte, una canzone ti cambia la vita. Diciamo che, però, una canzone che forse avrei voluto scrivere è Anima Fragile di Vasco».

Che tipo di riscontro ottieni dai fan e che tipo di critiche?

«I fan mi criticano il fatto che ogni tanto sparisco dai social, però ci sta, vado a momenti, odio e amore. Tuttavia, capisco che adesso ci troviamo in un mondo in cui le persone vogliono anche sapere che fai, che cosa stai sviluppando. Il silenzio stampa non è molto apprezzato e non è molto in voga, non fa bene. A me non piace, però sono molto sincero con me stesso e se non voglio fare una cosa, non la faccio.
Ottengo riscontri anche molto buoni, mi piace, ricevo anche molti messaggi belli e questa cosa non è scontata, in cui mi dicono che le mie canzoni hanno aiutato, che sono diventate colonne sonore di momenti e situazioni. Questa cosa mi lusinga.
Il riscontro che non mi piace mai, ma che comunque apprezzo, è quando mi vengono a sentire in un posto, magari un festival piccolino e mi dicono “ma tu ti meriti di più”, “ti meriti di fare cose molto più grandi”. Io capisco che parte come una cosa carina, ma a me arriva come una pugnalata. Certo, si vogliono fare cose più grandi e ci stiamo lavorando, però è un qualcosa che mi sento dire molto spesso e ciò mi genera, ovviamente, grande piacere perché, da una parte, mi stanno augurando il meglio e vorrebbero il meglio per me persone che vogliono bene al progetto, ma dall’altra mi generano anche frustrazione a volte».

Quali consigli daresti a chi vuole iniziare questa carriera?

«Sicuramente, di capire se il gioco vale la candela. Io a un certo punto non potevo fare altro perché sennò stavo male a fare altri lavori. Non avrei potuto fare altro. A volte odio anche rispondere “Faccio il cantautore” quando mi chiedono “Che lavoro fai”, è un lavoro difficile da spiegare, è un lavoro che ti porta sicuramente una vita difficile. Se proprio la vuoi cominciare questa carriera perché pensi di poter dare qualcosa, innanzitutto parti da qui, dal capire se puoi dare qualcosa agli altri, avere dei riscontri. Non vivere nella cameretta con l’idea di essere il migliore di tutti, di avere pezzi incredibili, fallo dire agli altri. Metti in comune, la musica è questo: condivisione. Poi dopo è crescere, nel senso di studiare, ma anche di crescita personale. Se vuoi scrivere, se vuoi fare il cantautore, devi scrivere, devi cercare di essere il più concreto possibile. Sono tempi veloci in cui devi prendere le persone subito da una prima strofa. Non è per marketing, è proprio per esigenza. Devi avere voglia di crescere, devi avere la consapevolezza che per fare questo lavoro devi migliorarti giorno per giorno, devi osservarti tanto. Se non ti osservi, lo fai di mestiere, tipo “Ho una buona penna, scrivo”, non serve a niente. Devi metterci la vita dentro. Devi viverla quella roba là, devi dire le cose vere sennò non ti crede nessuno e la gente non è stupida. Il problema tante volte è che si pensa che una cosa funzioni, ma non è che deve funzionare, deve dire una cosa vera. È la cosa più difficile del mondo, dire le cose vere».

Comete sarà in giro per l’Italia per tutta l’estate e vi invitiamo ad andare a sentirlo live, per poter assaporare dal vivo il suo “real pop” e la sua poetica “come te”. Inoltre, proprio per Ferragosto vi segnaliamo la tappa in Abruzzo: ad Aielli presso il Festival di Borgo Universo.

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