Birdman o le imprevedibili virtù dell'ignoranza

Bentornati a Cultedì! La rubrica dove andremo a riscoprire i grandi capolavori e capisaldi della storia del Cinema. Quello che leggerete non sarà una vera e propria critica all’opera, piuttosto un caloroso invito a recuperarne la visione, e/o a rivederla.

Fatte le doverese premesse, iniziamo!
Sono passati dieci anni da quando il regista di Città del Messico Alejandro González Iñárritu ha consegnato al mondo: Birdman o le imprevedibili virtù dell’ignoranza. Opera che potremmo definire come “la più completa” della sua filmografia. Rivalsa, fallimento, orgoglio e azzardo sono al centro di questa commedia nera portata in scena e impersonata da Michael Keaton. Ma andiamo nel dettaglio…

Birdman o le imprevedibili virtù dell'ignoranza

Birdman o Icaro: chi si brucia prima?

Riggan Thomson (Michael Keaton) è un celebre attore divenuto famoso per il suo ruolo di Birdman. Un supereroe travestito da uccello divenuto un vero fenomeno cult dei film degli anni ottanta in America e non solo. Così come lo era stato di fatto per lo stesso Keaton con il ruolo di Batman nei film firmati da Tim Burton. Riggan Thomson, superata la soglia dei cinquant’anni, con in mano una carriera per lo più fallimentare. Per di più non è altro che un uomo reso famoso da un costume. Sceglie, quindi, di giocarsi il tutto per tutto portando in scena a Broadway la commedia “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore” di Raymond Carver.

Thomson si trova costretto a sostituire un attore che considera pessimo, scegliendo volontariamente un classico “divo”: Mike Shiner (Edward Norton). Quest’ultimo cerca di imporsi fin troppo su Thomson, che è attore, collega e regista del progetto. La presenza di Shiner crea scompiglio durante le prove generali e le anteprime. Riggan poi dovrà fare i conti con il rapporto con sua figlia ex-tossicodipendente Sam (Emma Stone) e con una situazione economica disastrosa. Con un cinico umorismo, Iñárritu porta sullo schermo un’opera cinematografica ricca di colpi di scena. Una pellicola in grado di sorprende lo spettatore dall’inizio alla fine. Una regia, semplicemente sublime e filata al coltello, che scorre dal primo fino all’ultimo minuto.

Il tentativo di rilanciare la propria carriera rappresenta, per quest’uomo tormentato dal passato e dal presente, un vero salto nell’ignoto. Per Thomson, tutto sembra immobile, senza nemmeno un soffio di vento a muovere le foglie. Eppure, si librerà in un volo che, se prima lo farà temere lo schianto, poi lo porterà fino al cielo. In quel momento, dimostrerà cosa può fare un uomo determinato a essere più di quanto tutti gli altri vedano in lui. Il suo volo andrà oltre al concetto icariano. Poiché, qualora si bruciasse, Riggan Thomson-Birdman sarà in grado nuovamente di trovare la forza per destarsi nel cielo.

Birdman o le imprevedibili virtù dell'ignoranza

Tutto scorre senza sosta

La peculiarità del film di Alejandro González Iñárritu, già all’epoca noto al pubblico per pellicole come Amores Perros (2000), 21 grammi (2003) o Babel (2006), sta nell’aver scelto come tecnica di montaggio e di ripresa sul set quella del piano sequenza. Ovvero, di suggerire e ingannare il pubblico che il film prosegua senza tagli, come se fosse stato girato in un unico take. Ovviamente, non è così, poiché il film è pieno di falsi tagli o tagli fantasma che non si vedono, che sono però congeniali alla resa finale, poiché essi sono stati architettati in modo da non essere notati dal pubblico.
L’uso del piano sequenza non di certo una novità per il Cinema, ma il suo utilizzo per tutta la durata del film o per sua buona parte non è così frequente. Proprio per la difficoltà nel girare, non solo per i machinisti e per tutta la troupe che si deve muovere sul set, ma in particolar modo per gli attori, che si vedono costretti ad imparare intere pagine di copione e blocchi di scene da girare.

Quest’impronta stilistica ricorda molto l’impronta teatrale dell’andare in scena. Il vedere tutto in un solo attimo, come se di fatto noi pubblico stessimo vedendo al Cinema una piece teatrale e non un film. Questo lo sentiamo quando vediamo per esempio Nodo alla gola (1948) di Alfred Hitchcock, o 1917 (2019) di Sam Mendes, o Athena (2022) di Romain Gravas. Questo solo per poter affermare quante siano le sfaccettature i fini che si vogliono ottenere grazie all’utilizzo della tecnica del piano sequenza. L’utilizzo di tale tecnica comporta un ritmo costante. Laddove, infatti, sembra volersi fermare per prendere fiato, ripartire subito a grande velocità. Mostrandoci, in questo modo, tutte le linee narrative dei personaggi comprimari.

Birdman o le imprevedibili virtù dell'ignoranza

Attore o celebrità?

In una celebre scena in cui protagonista e antagonista, Riggan Thomson e Tabitha Dickinson, discutono animatamente sull’importanza di dare giudizi e opinioni, senza tener conto del percorso artistico della persona che si sta valutando. Il critico ricorda all’attore che di fatto egli non è in realtà un attore, ma una celebrità. C’è chi vuole far spettacolo e chi vuol far parte del mondo dello spettacolo. Si tratta del costante tiro alla fune tra essere e avere, mostrarsi e basta e trasmettere qualcosa attraverso la propria comunicazione.

Il finale di Birdman o le imprevedibili virtù dell’ignoranza, che qui non sveleremo, è altrettanto sorprendente quanto veritiero. Non si può dimenticare il passato. Il proprio ego che continua a parlarci e a comandarci, così come quello di Riggan fa con lui. Esso tacerà solo se si prenderà atto che possiamo essere altro solo facendo dell’altro, perdonate la ripetizione. Ovvero, solo osando, solo tentando la via nuova, e non quella facile. L’uomo se crede di essere nato per volare e tentare nell’impresa, letterale o metaforica che sia, non può di certo rimanere immobile, e non dovrà stare fermo ma avrà bisogno di una spinta. Perché, come diceva Andrea Pazienza: “Non bisogna mai tornare indietro, nemmeno per prendere la rincorsa“.

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