“Tutto chiede salvezza” torna su Netflix con una seconda stagione che, guardandola, risulta necessaria per chiudere un cerchio cominciato ormai due anni fa. Ma procediamo lentamente per assaporare, seriamente, uno dei prodotti italiani migliori che abbiamo sul mercato capace di essere malattia e medicina allo stesso tempo.
È un processo complicato quello che ha portato a questa seconda stagione. Una struttura creata perfettamente per far comprendere – al pubblico, ma anche allo stesso cast – le evoluzioni dei personaggi. Una serie che inverte la rotta e regala un sequel migliore del precedente. “Tutto Chiede Salvezza” è una certezza, una rassicurazione che esistono ancora dei progetti in grado di raccontare senza snaturalizzare la loro anima e, soprattutto, capaci di raccontare la malattia mentale senza sovrastrutture o pietismi che complicano la trama e tolgono veridicità alle scene.
La stagione si apre due anni dopo la fine del TSO di Daniele, lo ritroviamo in una nuova veste: non più paziente, ma tirocinante infermiere presso la struttura in cui, precedentemente, aveva trovato il suo posto e il sostengo necessario per abbracciare il suo demone. Lo ritroviamo però ancora profondamente instabile, scosso e tormentato dalla paura di perdere Maria, la figlia avuta assieme a Nina, messa ancora “decisamente peggio” per citare la Dottoressa Cimaroli.
Daniele continua ad avere i suoi capisaldi: frequenta Gianluca, ritrova Giorgio che oggi lavora come giardiniere nella clinica, riabbraccia Alessandro che fermo nella sua catatonica vita diventa protagonista di una delle scene più toccanti della serie: quel sapore di libertà e gioventù di cui questi ragazzi hanno disperatamente bisogno; una scena di una potenza emotiva incredibile che lo smuove al punto tale da riprendere alcune funzioni vitali. Ma Daniele alla Clinica San Francesco trova anche nuovi pazienti che mettono a dura prova il suo debole stato mentale, tanto da portarlo a compiere errori che rischiano di rovinargli – definitivamente – la vita.
Durante questo nuovo percorso, che continua ad avere il sapore di una terapia, Daniele si imbatte in Rachid e Matilde, interpretata magistralmente da Drusilla Foer. Ed è proprio sul personaggio di Drusilla che è necessario fare una riflessione: Matilde entra a gamba tesa in un momento particolare, rappresenta la scheggia impazzita che diventa fondamentale all’interno della trama. A lei viene affidato il compito del “saggio” ed è chiara la reference a Mario, ne lo stesso posto letto e quasi per osmosi ripercorrendo un pò lo stesso straziante processo vitale. Drusilla Foer in questa evoluzione è grandiosa: è bella, scapigliata, elegante nella sua disperazione, crudele, disperata, affrante e totalmente decadente, ma soprattutto vera. Magistrale nel suo ruolo di disturbatrice, prima e nella risoluzione, dopo.
Non voglio fare spoiler. Lungi da me togliervi il gusto di assaporare ogni secondo di questo prodotto costruito con tale minuziosità. Ci tengo, comunque, ad addentrarmi un po’ di più dentro questa seconda stagione. Ci si lascia alle spalle la coralità per concentrarci quasi esclusivamente sul protagonista.
L’ipersensibilità dell’empatico Daniele, diventa il fulcro della storia. Siamo costretti a guardare i personaggi attraverso i suoi occhi – incapace di mantenere il distacco emotivo – e ci smuove ad essere coinvolti profondamente. In questo nuovo gioco c’è un solo vero vincitore: Federico Cesari, che in questa serie dà tutto se stesso. L’attore ha dimostrato un valore attoriale e umano che raramente si vede in un ragazzo di 27 anni.
“Tutto Chiede Salvezza” non è tenera come la prima stagione, meno divertente, più straziante e meno poetica: ma la sua forza sta proprio in questo. Una potenza narrativa ancora più forte che ci trascina vorticosamente nella malattia dei personaggi, nella loro depravazione e nel loro sadismo. Gioca nell’esplorazione del dolore più profondo e intimo, ma si ferma sempre prima di arrivare alla pornografia del dolore. Questa serie, infatti, dà anche speranza. Ci suggerisce che i demoni personali si possono tenere a bada se ci si circonda da esseri umani in grado di dare gentilezza e comprensione.
“Tutto Chiede Salvezza” in questa nuova stagione ci mostra la malattia nella sua complessità ed è quello che serve, disperatamente. Perchè come afferma il dott. Mancini siamo tutti matti in questo mondo, ma esiste solo una differenza tra “noi” e “loro”: il caso. Questa serie, che non sappiamo se avrà una terza stagione, sarà sicuramente ricordata – oltre che per il valore artistico – soprattutto per il valore morale intrinseco.