Dopo una presentazione in pompa magna per le vie del Centro di Roma, “A Complete Unknown” sta continuando la sua scalata al botteghino. Un biopic che, fresco fresco di ben 8 candidature per gli Oscar 2025, ci porta in uno specifico momento della vita di Bob Dylan. James Mangold, per scrivere il proprio soggetto, riprende la storia narrata nel romanzo di Elijah Wald “Dylan Gods Electric!”. In questo modo, porta lo spettatore in sala al cuore di una complessa domanda: “Chi vorresti essere?”.
È il 1961 quando, lentamente, il giovane Robert Zimmerman inizia ad essere notato per il suo straordinario talento. Da tutti si fa chiamare Bob Dylan e, ben presto, rapisce il cuore del pubblico della scena newyorkese grazie alle sue capacità di composizione e di scrittura. La sua voce incanta e la scalata non può che essere spianata da tutti i cuori che riesce a toccare e rapire. Un’artista folk che, quindi, viene apprezzato per i temi che riesce a trattare con la sua poetica. Una protesta che non fa sconti al sistema, ma che al contrario definisce via via la personalità di questo giovane ragazzo. Fino al 1965, anno in cui il passaggio alla chitarra elettrica segna la voglia di cambiare e di sperimentare.
![A Complete Unknown](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2025/01/copertine-articoli-2-4.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Senza soffermarci troppo sugli eventi scelti dalla narrazione, visto che ci si muove principalmente su amori più o meno vissuti, “A Complete Unknow” cerca di puntare l’accento sull’enigma che avvolge ancora oggi questa personalità eclettica. Per farlo, però, si sofferma principalmente sul momento in cui il cantautore sente la necessità di dover ridefinirsi. Si finisce, in questo modo, per raccontare quella che è l’ascesa alla fama e le dirette conseguenze di un mondo che sembra esser fatto solo di puri e semplici comportamenti stagni. Nel momento in cui il pubblico di identifica e ti affida un’etichetta, non puoi più togliertela da dosso.
Tra verità e menzogne, tra mito e idolatria, la vita di Bob Dylan viene trasposta all’interno di una pellicola che manca di un effettivo mordente. Forse gli ultimi biopic hanno un po’ viziato il pubblico. Abituando la sala a una narrazione più epica o, di contro, più umana di un idolo. Qui è come se mancasse un vero e proprio file rouge, probabilmente dovuto a questa effettiva ricerca di identità. Un idolo schivo che rifugia il particolare contatto con i fan. Dei fan che, dall’altra parte, non sono in grado di accettare i possibili cambi che un’artista desidera fare. Una casa discografica che, prima di puntare totalmente su di te, ti testa e successivamente ti vincola.
![A Complete Unknown](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2025/01/copertine-articoli-3-4.png?resize=640%2C336&ssl=1)
La costruzione scenica, di conseguenza, risulta un po’ troppo tradizionale lasciando che sia il cast a tenere il peso del film. Si punta tutto sulle interpretazioni, specie del protagonista, gonfiando lo schermo di boriosa arroganza. Timothée Chalamet è praticamente l’unico focus presente sullo schermo. Tutto è cablato sulla sua capacità di restituire il distacco del personaggio e la sua imperscrutabile espressione. Lo spettatore, anche erroneamente, rischia di far in un certo senso fondere interprete e personaggio. Chalamet, infatti, ne esce quasi arrogante e imperscrutabile come il suo stesso Dylan. Una mossa quasi del tutto fondata su una parvenza di spavalderia scambiata per arroganza. Un attore molto dibattuto all’interno dell’opinione pubblica che si incolla all’ambizione del folksinger su cui ha passato anni di studio.
In sostanza, “A Complete Unknown” punta alla scalata della popolarità di Bob Dylan nel più classico dei modi. Senza infamia e senza lodi. Lasciando che sia principalmente l’elemento sonoro a farla da padrone. L’emotività viene tralasciata, nonostante le presenti storie d’amore, in vista del più concreto e tangibile distacco. Un’identità da dover definire usata come mantra non solo per storia portata in scena, quanto più per la costruzione di tutta la pellicola. La scena risente di mordente, di particolarità, finendo con l’essere fin troppo piatta e vuota. Un distacco tra fan e cantante che riverbera anche all’interno del pubblico in sala.
”A Complete Unknow” è nelle sale italiane dal 23 gennaio.