“Alberi bianchi” è il secondo singolo dell’EP “di aria e disamore” di Modestamente, nome d’arte di Andrea Spirio. Un viaggio intimo ed emozionale che racconta il bisogno di emozioni infantili e all’incertezza di sentimenti non corrisposti. Un brano che trasuda delicatezza e intensità, sorretto da una scrittura poetica e da un’interpretazione intensa. Il pianoforte, essenziale e delicato, fa da sfondo a una confessione d’amore matura e inafferrabile. Un “orizzonte gigante” che lascia sospesi, come una storia ancora da scrivere.
“Ho iniziato a pensarti un po’ troppo
A cercare un rimedio, una distrazione
Sull’approdo di un mare di latte
Ti ho incontrata e non ti ho persa più
Non sai quanto mi sono sentito un bambino ubriaco
Troppo piccolo per l’orizzonte gigante che sei”
La canzone si apre con immagini evocative, dove il protagonista si ritrova a pensare “un po’ troppo” alla persona amata, fino a perdersi nell’immensità di questo sentimento. Il testo è un susseguirsi di metafore suggestive che trasmettono l’idea di un amore puro e totalizzante, quasi impalpabile nella sua essenza, ma profondamente radicato nel cuore.
Musicalmente, Alberi bianchi si veste di una strumentazione minimale, con il pianoforte di Francesco Imbrò a farsi narratore silenzioso di un sentimento fragile e sospeso. La melodia si muove con grazia, alternando momenti di dolcezza a picchi di intensità emotiva, mentre il mix curato da Antonio Todaro avvolge l’ascoltatore in un’atmosfera intima e malinconica.
“Sai di cose leggere
Di aria che dovrei respirare
Scorri dentro di me
Come l’acqua più pura che c’è
Sotto pelle le mille emozioni
Provate per te
Sono perso, di nuovo sospeso
Ma senza un perché”
Il cuore della canzone è nel ritornello, dove la voce di Spirio si fa ancora più intensa e la musica quasi si arresta. I paragoni con gli elementi essenziali per la vita umana, quali il respiro o l’acqua, fanno ben comprendere l’intensità di questo sentimento. Il tutto si racchiude in un’espressione vitale, un bisogno che trascende la semplice attrazione e diventa essenza stessa dell’esistenza. C’è una ricerca naturale e automatica, un desiderio che si concretizza nella voglia di perdersi e in quella di esser sorpresi. Un sottopelle che raggiunge le corde più profonde di quel sentimento che arriva senza un perché.
Il finale lascia un senso di sospensione struggente: “Io non provo nemmeno a baciarti, per non togliermi il dubbio su questo sapore”. Un amore idealizzato, sognato e vissuto tra le sfumature dell’incertezza, ma proprio per questo ancora più intenso e sincero.
Con Alberi bianchi, Andrea Spirio ci offre una ballata delicata e raffinata, un’ode alla bellezza di un sentimento incontaminato, raccontato con eleganza e autenticità.
Modestamente, classe 1996, nasce ad Agrigento nell’anno de La Cura di Battiato e cresce tra gli immancabili “Ma quanto sei alto?” e “Oh, hai già i capelli bianchi!”. Appassionato di parole crociate e di incontri umani, esplora ogni forma d’arte alla costante ricerca della propria voce. Nel tempo, collabora con diverse realtà musicali siciliane (Sussurri, Alavò), affrontando notti insonni a suon di latte di mandorla e caffè. Trasferitosi a Roma, continua a inseguire l’indefinito, con la speranza che ciascuno trovi nella sua musica la propria personale definizione.