“Alibi” è l’ultimo brano pubblicato da Tananai. Una canzone pubblicata lo scorso 21 marzo che ha fatto compagnia a tutti i cuori infranti. Adesso, però, sta per arrivare in sala facendo da colonna sonora al film “L’amore, in teoria”. Pellicola che sarà in sala dal 24 aprile.
In questo mese, il nostro caro Alberto ha fornito la perfetta colonna sonora per la fine di un amore. Un delitto, come lo stesso titolo suggerisce, i cui arrestati si divino le colpe delle differenze caratteriali
“Che se l’avessimo saputo prima
Che noi due insieme non c’entriamo niente
Tu bionda come una birra alla spina
Io nero come certe notti fredde
E fossi te stasera non verrei a cena
Nessuno sa che è già finita
Ma tutti la mia doppia vita”
C’è del rimpianto, del rimorso, della rabbia. Quel dolore che resta quando l’amore finisce. Quella voglia di spaccare qualsiasi cosa si abbia a portata di mano. Allo stesso tempo c’è la difficoltà di venirsi incontro. Le divergenze caratteriali fanno si che i due “non c’entrino niente” l’uno con l’altra. Forse non lo hanno mai fatto, eppure ci si è attaccati a quel sentimento anche quando l’amore non basta. Sogni infranti esattamente come il tempo perduto a coltivare quell’incompatibilità.
“Ti immagini
Se per un cuore rotto aprono indagini
Mi arresterebbero, io non ho alibi
Tra poco parto, ho solo un’ora
Portami dove siamo stati
Per l’ultima volta ragazzi, noi (Uoh-oh-oh)
Prima che saltassero i piani
Prima che volassеro i piatti (Uoh-oh-oh)
Ora dici: «Voglio le estati, quellе dove tu non cantavi»”
Quanti di noi non sono in grado di assumersi le proprie colpe davanti la fine di un amore? Quanti sono pronti a puntare il dito verso l’altro? Beh, qui è diverso. L’assunzione di responsabilità e l’ammissione di una mancanza di alibi, ci fanno comprendere quanto necessario sia fare una disanima. Se aprissero delle indagini, se si indagasse e ci si domandasse reciprocamente quali siano le colpe della fine della relazione, si riuscirebbe a comprendere un po’ meglio l’altro. Allo stesso tempo, però, ci si aggancia al ricordo di quei momenti felici. La mente e l’immaginazione, quindi, volano verso i posti più cari e caldi di quella gioia. Comprendendo che, forse, non è stato tutto tempo perduto.
“Non c’è tempo di capirci, figuriamoci una crisi
Però chiama se ti va
Vorrei sapere quando ridi e le battute dei tuoi amici
Che fai quel sorriso là, mhm”
Qui c’è la strofa che è in grado di aprire a metà il cuore di chi sta scrivendo. I film mentali si accavallano, corrono rapidi, alimentano gli attacchi di panico, nonostante il sorriso non voglia abbandonare il volto dell’ascoltatore. “Vorrei sapere […] che fai quel sorriso là”: quell’espressione che è personale, quella che suggella la complicità inespressa di due persone. Uno sguardo, un istante, un attimo. Quando la comunicazione non doveva essere verbale, ma bastava che fosse data dall’intuizione e dalla conoscenza reciproca.
“Alibi” è una canzone che si presta perfettamente alla sua versione cinematografica. Suggerisce delle immagini ben precise fin dal suo primo ascolto. Una ballad che, con poche semplici battute, fa da balsamo a un cuore spezzato. Allo stesso tempo alimenta i sospiri di chi quell’amore vorrebbe provarlo, nonostante sappia che possa finire. Del resto, vale sempre la pena il lasciarsi andare a quell’emozione che è in grado di farci tornare ragazzi. Quel sentimento che inebria i sensi, che ci rende stupidi, ma felici.
Una colonna sonora che accompagna perfettamente le avventure del cuore di Leone (Nicolas Maupas). Lui che, da bravo sottone, immagina come sia vivere l’amore. Quando, però, il suo cuore si spezza nell’indecisione non resta far altro che appianare le divergenze. Quindi facciamoci arrestare, sperando che il nostro cuore non si spezzi sul serio.