Bosnia e il viaggio verso Sanremo Giovani: radici, sogni e musica

Bosnia

La rosa di selezionati per la competizione di Sanremo Giovani si sta sempre più assottigliando. Tra le canzoni giunte alla semifinale c’è quella di Bosnia: “Vengo dal Sud“. Un brano che sottolinea le sue radici campane e che racconta un po’ del suo vissuto.

In questi giorni abbiamo avuto modo di conversare con Filippo, intento a prepararsi per poter calcare nuovamente il palco ligure. Un’intervista che ci ha permesso di scoprire un po’ di più sulla genesi di questo brano e, anche, sul suo percorso artistico.

Vuoi raccontarci qualcosa di più sulla genesi di “Vengo dal Sud”?

«Allora, qualcosa in più. Diciamo che il brano è nato in tempi non sospetti, quando ancora non c’era questo fermento su Sanremo. Era un brano che avevo pensato di inserire all’interno del progetto su cui stavo lavorando.
Arrivata la proposta di Sanremo, ne ho parlato con Domenico Gianni, il discografico. Sapevo di voler proporre qualcosa e tra i brani che avevo, ho scelto questo, un po’ più movimentato. Gli ho detto: “Guarda, ho questa idea.” Lui l’ha trovata bella, ma un po’ scarna, e così abbiamo deciso di arricchirla. Non era troppo diversa da come è ora: avevo già lasciato il precoro e il ritornello quasi invariati. Però l’idea di inserire gli elementi della tradizione è arrivata in un secondo momento.
A quel punto mi sono rivolto a una mezzista, e anche mio cugino Giuseppe De Rosa mi ha dato una mano con gli elementi tradizionali che abbiamo aggiunto. Parlo di strumenti come le tammorre, i ritmi della pizzica o della tarantella. Volevamo creare una sorta di nuovo ballo, che richiamasse le feste tradizionali. Durante l’estate abbiamo lavorato su questa idea, informandoci sui ritmi e sugli elementi caratteristici di questi generi musicali.
La storia raccontata nella canzone è nata come metafora del ragno violino. Lo abbiamo scelto come simbolo del brano, ma il concetto principale è che il morso del ragno genera vita, proprio come ha dato origine a generi musicali come la pizzica, la tammurriata o la tarantella. Il suo morso provoca spasmi che si trasformano in movimento. Così abbiamo immaginato la storia di questo ragno che, partendo dal Mediterraneo, si sposta sempre più a nord, mordendo le persone e infettandole con la nostalgia.
Su questa metafora è nato il brano, che poi si è trasformato in una canzone vera e propria. Non lo so, spero che il messaggio che volevamo trasmettere sia arrivato».

Pensi che l’ambiente in cui sei cresciuto, in qualche modo, ti abbia delle skills in più per poter affrontare anche le difficoltà che si parano davanti ai tuoi sogni?

«Uno parla di skills e di opportunità, soprattutto legate alla capacità di relazionarsi con gli altri, alla modalità in cui siamo abituati a vivere i rapporti umani. Questa abitudine di stare tra le persone e di costruire legami forti è sicuramente un punto di forza, radicato nella nostra cultura, dove il contatto umano e la convivialità hanno un ruolo centrale. Questo aspetto aiuta molto, probabilmente, anche ad affrontare il mondo, perché riuscire a costruire legami solidi può fare la differenza, anche a livello lavorativo.
Tuttavia, bisogna considerare che, oltre alla dimensione professionale, è l’aspetto umano a fare davvero la differenza. Essere autentici e veri può rappresentare un grande vantaggio. Ma è anche vero che questo modo di vedere le cose rischia di scivolare in uno stereotipo. Non è il luogo in cui nasci a determinare le tue capacità o la tua formazione: ciò che conta sono le esperienze che fai e il modo in cui le sviluppi.
Ad esempio, mi viene in mente un’intervista a Massimo Troisi, in cui gli chiedevano: “Allora, perché sei napoletano, sai cantare? Sai recitare?” La sua risposta, ovviamente, sottolineava che non è il luogo di nascita a determinare le abilità. Probabilmente, c’è un imprinting culturale, ma sta a ciascuno di noi svilupparlo».

Nel testo di “Vengo dal sud” traspare una sorta di dualismo. Da una parte è presente questo forte senso di legame nei riguardi le tue origini. Dall’altra si sente anche un forte senso di individualismo, ad esempio “sul puntare su se stessi” per quelli che l’inseguimento dei propri sogni. Quanto pensi che sia importante il sostegno degli altri o il credere in se stessi?

«Allora, sicuramente il discorso è ambivalente. Nel senso che credere in me stesso può spingere anche gli altri a crederci, no? La convinzione con cui affronti le cose fa davvero la differenza. Però non posso negare che tutto questo è frutto del lavoro di squadra.
Uno può avere l’idea, la parola giusta o la frase perfetta, ma il resto lo fa il team. Ho lavorato tanti anni nei villaggi turistici, e c’era una frase che amavo ripetere ai miei colleghi: “Noi siamo forti al 10%. Uniamo quel 10% di ciascuno e arriviamo al 50%. Uniamolo ancora di più e arriviamo al 100%.” Per questo sono un grande sostenitore del gioco di squadra.
Ciò non toglie che l’esperienza che vi racconto è qualcosa che ho vissuto, bene o male, in autonomia. Certo, ho avuto l’appoggio della mia famiglia e delle persone che hanno fatto parte del progetto, ma l’input è nato da un desiderio personale di realizzare qualcosa nella vita. Quindi, condivido entrambe le visioni: c’è stata una forte convinzione di base che mi ha portato fino a qui, ma senza l’appoggio delle persone a cui voglio bene non sarebbe stato possibile».

Sanremo Giovani è una grande vetrina che ti permette di confrontarsi col grande pubblico. C’è qualcosa di Bosnia che magari ancora non è trasparso e che vorresti lasciare come testimonianza?

«Ma guarda, ti dico la verità, forse se non è ancora emerso è perché non lo conosco neanche io. Vedremo col tempo. Sai, penso di essere una persona abbastanza spontanea, non mi piace raccontarmi in modo diverso da quello che sono realmente. Cerco, per quanto possibile, di far emergere tutta la mia autenticità.
Poi magari la realtà è in continuo cambiamento, siamo sempre in divenire. Quindi, ciò che ancora non si è visto probabilmente non è arrivato nemmeno a me».

Se potessi scegliere un film o una serie TV o anche un videogioco a cui poter fare la colonna sonora con la tua musica, quale sarebbe?

«Vabbè sicuramente ti direi qualche cosa di tipo “Fast and Furious”. Mi piacerebbe troppo essere la colonna sonora di quella saga. Con uno stile sempre basato su elettronica perché sento che la mia musica si basa principalmente sono questi elementi. Quindi mi ci immagino bene».

di Lapizia

Guardo troppi film e parlo troppo velocemente, ma ho anche dei difetti!

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