Bentornati a Cultedì! La rubrica dove andremo a riscoprire i grandi capolavori e capisaldi della storia del Cinema. Quello che leggerete non sarà una vera e propria critica all’opera, piuttosto un caloroso invito a recuperarne la visione, e/o a rivederla.
Fatte le doverese premesse, iniziamo!
Se uno pensa all’infanzia, ai pomeriggi passati a guardare film seduto comodo sul proprio divano, non può che non pensare ad uno in particolare. Non voliamoci troppo attorno, perché oggi riscopriamo quel capolavoro firmato dalla mente che ha partorito gran parte della nostra infanzia: Steven Spielberg. Ovviamente parliamo di E.T: l’extra-terrestre!
In questo articolo, non andremo ad elogiare il lato tecnico (effetti speciali firmati Carlo Rambaldi compresi), ma ci addentreremo nel significato della pellicola. In quello che, il buon vecchio zio Steven, ha voluto trasmetterci con quello che tutt’oggi resta un film capace di farci volare…
![Cultedì: E.T, l'extra-terrestre](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/11/copertine-articoli-89.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Un’amicizia interstellare!
Quando un piccolo alieno, E.T, viene lasciato per errore sulla Terra dalla sua famiglia aliena, che era venuta a far visita sul nostro pianeta con l’intento di raccogliere campioni botanici e organici da studiare, quest’ultimo trova, nella piccola dimora della famiglia Taylor, il perfetto rifugio: ossia il capanno degli attrezzi nel giardino. In quell’esatto istante, però, dentro la casa Taylor si sta consumando una partita mozzafiato di Dungeons & Dragons, che viene interrotta nel momento in cui al piccolo Elliott (Henry Thomas), secondo dei suoi fratelli Michael (Robert MacNaughton) e la piccola Bertie (Drew Barrymore), viene chiesto di recarsi fuori per accogliere il fattorino delle pizze.
Uscito in giardino, la mente del piccolo Elliott viene rapita da una palla baseball che sbuca fuori dal capanno degli attrezzi. A fare il primo lancio (o meglio il primo passo) è stato proprio il piccolo E.T.! Elliott capisce subito però che l’alieno in questione è del tutto innocuo: è spaventato, cerca disperatamente aiuto. Così Elliott il mattino seguente, restando saggiamente e furbamente a casa da scuola, fa la conoscenza più approfondita di E.T. Il bambino scopre che in realtà il piccolo alieno ha dei poteri soprannaturali, e ha un solo obiettivo: tornare a casa. Il resto, come ben ricordiamo, è storia.
Il legame tra Elliott e E.T diventerà davvero d’importanza vitale per i due, ed entrambi attraverso l’altro avranno modo di rispecchiarsi e di crescere. E.T poi non solo avrà modo di scoprire le abitudine e usanze di noi “umani”, ma comprenderà che il vero potere risiede nell’amicizia e che può portare con sé momenti davvero magici, capaci di farci librare in aria non solo con la fantasia, ma letteralmente. Lo spettacolo e la messa in scena a dir poco sublime di Spielberg conferisce alla pellicola in questione e allo spettatore che si presta a guardarla, ad un totale senso di libertà. La stessa libertà, la stessa ingenuità che ci era amica quando eravamo ragazzini, quando la nostra mente non era popolata da ansie e paure e da insicurezze.
Grazie proprio al piccolo alieno, messo insieme e fatto camminare, letteralmente, dal genio degli effetti speciali Carlo Rambaldi (che è la mente dietro l’animatronix di King Kong, Alien… giusto per citarne un paio); abbiamo avuto modo di esplorare nuove galassie senza mai andarcene da quella in cui siamo ora. Il mondo là fuori è vasto certo, e pieno di pericoli, ma con gli amici al proprio fianco come Elliott e E.T, il tutto ci sembra meno inquietante e più affascinante.
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Un’amicizia che ci fa volare…
Il 1982 è stato l’anno in cui Steven Spielberg ha dato prova di quanto fosse in grado di parlare alle generazioni più giovani. Portando sul grande schermo una storia a lui molto vicina, ha narrato di un’amicizia fuori dall’ordinario e della formazione e la crescita che portava con sé. Lo stesso regista ha ammesso di essersi ispirato a una propria vicenda personale. Una storia che lo ha visto protagonista della separazione dei propri genitori e per elaborare ciò egli si era trovato un vero amico immaginario. Quindi possiamo dire che il regista e il protagonista di quest’opera siano di fatto la medesima persona? Probabilmente no, sebbene ambedue, come già detto, condividano la stessa situazione familiare.
Perché sì, Elliott non sa che la madre ha divorziato dal padre, e che lui e la sorellina Gertie non ne sono a conoscenza. Elliott vede dunque in E.T una nuova ancora, un appoggio su cui potersi rafforzare e riprendersi. E nel momento in cui Elliott scopre che c’è chi vuole portargli via il piccolo amico alieno, tutto attorno a lui crolla, tutto muore. Ed è qui il lampo di genio del regista!
Steven Spielberg c’insegna che davvero l’amicizia può tutto. Essa va contro la logica e la scienza, contro il buon senso e il prevedibile. Essa è capace di far volare biciclette sulle note di una delle più belle colonne sonore di sempre, firmate dal genio musicale di John Williams. L’amicizia tra Elliott e E.T trascende lo spazio e il tempo, poiché entrambi, sebbene alla fine capiscano che è tempo di salutarsi, conserveranno il ricordo dell’altro in modo indelebile nel proprio cuore.
![Cultedì: E.T, l'extra-terrestre](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/11/copertine-articoli-87.png?resize=640%2C336&ssl=1)
La sfida del cinema per ragazzi!
E.T: l’extra-terrestre fa parte del cosiddetto genere di film per ragazzi. Spesso e volentieri però alcuni tendono a celare in tale nomea una sorta di superficialità e semplicità nella trama e nel messaggio che proprio il film vuol portare al pubblico. Sbaglio più grande non si potrebbe fare! Il regista non solo con questo film scolpisce il marmo su cui poggia l’intera Settima Arte, ma dichiara apertamente al pubblico quanto un solo film possa parlare ai più spettatori di diverse età.
Noi che vedevamo E.T: l’extra-terrestre da piccoli sognavamo con Elliott e piangevamo insieme a lui, e ormai cresciuti abbiamo imparato che il buon Steven Spielberg, da vero maestro qual è, è stato in grado di nascondere al suo interno numerose chiave di lettura. Ecco di cosa è capace il cinema per ragazzi. Il suo comunicare a più generazioni di spettatori gli permette di restare mutevole nel tempo a seconda dell’età in cui ci si riavvicina alla pellicola.
Noi che ormai cresciuti rimpiangiamo un tempo e un’epoca in cui magari nemmeno eravamo nati. Però, grazie a E.T: l’extra-terrestre, abbiamo modo di assaporare e vivere tutt’oggi. Il volo, il sogno, l’amicizia sono valori che il buon Spielberg ha saputo portare con sé sempre negli anni. Persino anche quando noi non eravamo in grado di cogliere i semi lasciati dal regista nei suoi film successivi. Tutto è sedimentato in quelle pellicole che ci faranno sempre ritornare a casa, quindi non ci resta allora che fare Telefono-Casa.