Bentornati nel Cultedì!, la rubrica dove andremo a riscoprire i grandi capolavori e capisaldi della storia del Cinema. Quello che leggerete non sarà una vera e propria critica all’opera, piuttosto un caloroso invito a recuperarne la visione, e/o a rivederla.
Fatte le doverese premesse, iniziamo!
Oggi parleremo del grande capolavoro del 1985, firmato da Robert Zemekis (Forrest Gump-1994, Chi ha incastrato Roger Rabbit-1988 solo per citarne un paio), che è Ritorno al futuro. Quindi, salite con noi sulla Delorean, accendete i circuiti del tempo, occhio al flusso canalizzatore che arrivare ad 88 mph è un attimo!
Due eroi emarginati e una macchina del tempo…
Per chi non avesse ancora avuto modo di esplorare la città di Hill Valley insieme ai suoi due protagonisti, Marty McFly (Michael J. Fox) e Doc Brown (Christopher Llyod), vi basti sapere che: il primo è un giovane ragazzo che sta vivendo il pieno la sua adolescenza, mentre il secondo è uno scienziato, per alcuni pazzo per altri un genio, per Marty è semplicemente il suo migliore amico. Marty ha una ragazza, Jennifer Parker (Claudia Wells, poi sostituita con Elizabeth Shue). Due genitori un po’ scapestrati del tutto indifferenti verso l’altro e verso i figli: George Mcfly (Crispin Glover, poi sostituito nei capitoli successivi con Jeffrey Weissman) e Lorraine Baines (Lea Thompson).
Entrambi i protagonisti verranno legati per tutto il corso della narrazione al vero villain del film: Biff Tunnen (Thomas F. Wilson). Quest’ultimo altro non è che il capo, nel 1985, del papà di Marty nonché suo ex bullo ai tempi del liceo, innamorato da sempre di Lorraine.
Ma come inizia Ritorno al futuro?
Un giorno, Marty McFly riceve la chiamata dal suo amico Doc Brown che lo invita a scoprire ciò che rivoluzionerà la scienza e le vite di entrambi. Doc Brown, di fatto, è riuscito a costruire la prima vera macchina del tempo, capace di viaggiare avanti e ritroso nel tempo. La macchina in sé è un’automobile a tutti gli effetti, nel film la celebre Delorean MC-12. Da qui, per un tragico evento scatenante, inizieranno le avventure tra le decadi dei nostri due protagonisti. Ecco sulla trama abbiamo detto abbastanza, il resto lo vogliamo lasciare a voi spettatori che non avete ancora avuto modo di vedere la trilogia, ma che sappiamo…vi trasporterà con la stessa magia nel passato e nel futuro così come ci è riuscita con noi la prima volta, e che continua a fare.
Perché Ritorno al futuro funziona?
La forza nel film di Robert Zemeckis, che tutt’oggi rimane un vero caposaldo della filmografia che al meglio rappresenta il decennio anni ’80, sta nel fatto di aver messo al centro due personaggi non ordinari e insoliti agli occhi di un pubblico, che fino ad allora aveva visto sullo schermo veri e propri eroi, divi dotati di un certo machismo e forza, come il professor Jones o l’agente 007 James Bond. L’inadeguatezza dei due protagonisti è la loro forza, che assottiglia ancor di più la distanza con il pubblico, e che quindi, rafforza l’immedesimazione di quest’ultimo con i personaggi del film.
Altro punto a favore della gloriosa riuscita del film di Zemeckis è l’ibridazione e la mescolazione di più generi: ovvero creare un film che di fatto è una commedia fantascientifica con punte drammatiche dotate comunque di una potente ironia che scorre liberamente per tutto il film. Perché il gioco che il protagonista, Marty McFly, fa con lo spettatore, sta nel rendere vero quel mondo da lui stesso abitato, la sua Hill Valley, facendogli capire che è vera in tutto e per tutto: dalle Nike indossate dal protagonista, dalla pepsi da lui amata, dalla Delorean stessa e da tutto ciò che caratterizza e popola quel mondo. C’è da dire che ciò è stato reso possibile da un pesante, ma furbo, product placement che ha permesso e aiutato la riuscita del film di Zemeckis.
Non possiamo dimenticarci della colonna sonora firmata da Alan Silvestri, che poi collaborerà con il regista a “Chi ha incastrato Roger Rabbit?”. Che continuerà con tutte le future pellicole del regista, vincendo poi nel 1994 l’Oscar alla miglior colonna sonora con “Forrest Gump“.
In Ritorno al futuro la colonna sonora non è solo diventata indimenticabile, ma vero e proprio punto di riferimento per tutti gli amanti della trilogia. Riesce a comunicare allo spettatore perfettamente l’epicità del film, il suo spirito vittorioso e glorioso. Quando tutto sembra non funzionare l’eroe alla fine riesce nella sua impresa; e questo la colonna sonora lo fa egregiamente.
All’interno della pellicola, però, troviamo anche altri brani originali dell’epoca. In tal senso, non possiamo non citare la celebre sequenza in cui Marty Mcfly suona al ballo scolastico dei suoi genitori nel 1955. Il ballo incanto sotto il mare, e impressiona tutto il pubblico lì presente con la famosa “Johnny Be Good” di Chuck Berry. Uno studentato che, a detta dello stesso protagonista, non è ancora pronto per quella musica, ma ai loro figli… piacerà.
Il sapersi autocitare con maestria
Tutti coloro che amano la saga hanno ben a mente una quantità di scene ricorrenti che si adattano ad ogni epoca visitata dai due protagonisti. Così come una serie di battute che sono diventate leggendarie e immortali. Stiamo ovviamente parlando del momento in cui Marty dopo essere svenuto si risveglia e a svegliarlo è sempre un suo parente, delle varie epoche. O il fatto che Biff Tannen e ogni suo antenato o futuro parente abbia un incontro ravvicinato con il letame. La fuga in skateboard di Marty o le celebri battute “Nessuno può chiamarmi fifone”, “Grande Giove!”, “Si fa pesante eh?!”…
Tutti questi elementi contribuiscono a dare al film il perfetto equilibrio tra la commedia che vuol far divertire il suo pubblico, e la commedia che vuole restare impressa nel suo pubblico, giocando con lui. Si crea così una forte affiliazione e amore verso l’opera stessa.
Ma quindi, perché va visto Ritorno al futuro?
Il film in questione non è solo una commedia brillante che regge ancora i segni del tempo, ma è una cartina tornasole del suo tempo. Noi, figli degli anni ’90 e del duemila, ci sentiamo parte di questo mondo perché viviamo le stesse paure e insicurezze di Marty. Sentiamo i suoi desideri vicini a noi. Il grado di empatia è talmente forte che noi stessi vorremmo vivere la vita di Marty McFly.
Il problema però rimane di base uno: purtroppo non è ancora stata costruita una Delorean capace di viaggiare nel tempo. Beh, non ancora… ma sappiamo per certo che “quando quell’aggeggio toccherà le ottantotto miglia orarie… ne vedremo delle belle…!“