Ferzan Özpetek torna sul grande schermo con “Diamanti” un film che omaggia le donne, rendendole protagoniste assolute di una commedia che ridona vigorosità ad un regista che, negli anni, stava perdendo il colore lasciandosi governare da sfumature di bianco e nero.
Un cast stellare composto da Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Kasia Smutniak, Paola Minaccioni, Carla Signoris, Geppi Cucciari, Mara Venier, Elena Sofia Ricci e Vanessa Scalera. Un viaggio incredibile nel tempo, nella Roma degli anni ’70 all’interno di un laboratorio di alta moda specializzato in costumi di scena.
![Diamanti](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/12/copertine-articoli-24-1.png?resize=640%2C336&ssl=1)
La coralità si mostra fin dalle primissime scene. Un film nel film. “Diamanti” comincia con un tipico pranzo del cinema di Özpetek, uno di quelli con la tavola imbandita e tanta gente attorno, ma questa volta – al contrario delle altre – il regista appare e si circonda delle sue Muse. Le sue attrici che, incosapevoli, si stanno preparando ad un film.
Özpetek apre davanti ai nostri occhi un metacinema interessante. Nel corso dei 130 minuti, infatti, sono molti i momenti in cui la realtà e l’immaginazione si fonderanno insieme. In alcuni casi spezzando la narrazione, in altri in maniera coerente e organica creando continuità con il racconto. Tutte le scene però, in scena o fuori, hanno un unico elemento fondamentale: le donne. Le donne di Özpetek sono volubili, leggiadre, rabbiose, ricche di vita, con i fantasmi del passato che le tengono legate, ma anche bellissime e piene di sogni.
“Diamanti” è senza alcun dubbio la celebrazione del regista nei confronti delle sue donne. Una perfetta esaltazione tra commedia e surrealismo, tra sacro e profano, tra bellezza e tormento, tra sicurezza e insicurezza in chiave melò.
![Diamanti](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/12/copertine-articoli-25-1.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Inutile dirlo, la forza di un film corale come Diamanti è il cast. Una perfetta consapevolezza dei talenti a disposizione garantiscono al regista di costruire un racconto credibile. Il film però, nonostante tutto, non è esente da difetti. Özpetek indugia fin troppo su primi e primissimi piani. Lavora sul sottolineare ogni singola emozione, ogni lacrima, rendendo il melò eccessivo e costringendo le attrici in una recitazione poco realistica. Mano mano che si arriva alla conclusione, poi, si accumulano finali su finali, come se non fosse in grado di mettere un punto definitivo.
In conclusione possiamo comunque dire che “Diamanti” riporta Özpetek su un piano superiore. Chi lo ha sempre amato potrebbe, senza dubbio, arrivare a singhiozzare nel corso dell’opera; chi – al contrario – non sopporta il genere dovrà quantomeno rendere atto della coerenza con cui il film si svolge.