“Fino alla fine”, Muccino ci prova, ma non arriva: poco credibile e troppo caos

fino alla fine

Alla Festa del Cinema di Roma arriva “Fino alla fine”, il nuovo film di Gabriele Muccino. Un racconto introspettivo che punta il riflettore sulle scelte personali che ognuno di noi compie quotidianamente. Al centro vi è la storia di Sophie, una giovane donna americana arrivata in Sicilia insieme alla sorella.

Le due – reduci da un tour in giro per l’Europa – si ritrovano a Palermo per l’ultima tappa di un viaggio durata settimane alla scoperta dei luoghi e dei siti culturali più belli. La differenza tra loro è palpabile e questo elemento è il là perfetto per una storia dall’interessante potenziale. Purtroppo, nonostante una buona regia, conferma quell’aspettativa poco rosea che si prospettava all’inizio.

Procediamo con ordine, Muccino ci racconta una storia che ha – sotto più punti di vista – del ridicolo. Dalla rappresentazione scenica ,fino ad arrivare alla scrittura in cui i tempi sono totalmente allungati e poco credibili, proseguendo con delle scelte e situazioni al limite del ridicolo.

Un racconto fondamentalmente eccessivo e inverosimilmente caricaturale a cui, ovviamente, non mancano i tipici dialoghi urlati tanto amati dal regista. Una sorta di marchio di fabbrica a cui, a quanto pare, Muccino non vuole rinunciare, e neanche moderare.

La storia principalmente si snoda tra la vita, la morte, il sacro, il profano, il bene ed il male. Una serie infinita di stereotipi racchiusi in appena 24 ore di tempo scenico. Un ritmo frenetico che passa dal romanticismo, al thriller, all’action al dramma e che stordisce lo spettatore al punto da tale da diventare quasi una caricatura di sè stesso nel giro di poco tempo. Il film dona nel complesso una visione poco fluida e chiara, a cui si aggiunge la troppo rapida evoluzione della storia, dei personaggi. In particolare di lo sviluppo di Sophie: da fragile e insicura a ragazza pronta ad agire sempre nel giusto modo, diventando parte di una gang di camorristi, e mantenendo il sangue freddo anche quando oramai è palesemente tutto caduto nel vortice della tragedia.

Muccino purtroppo ci regala un film che lascia dubbi e domande. Non porta effettivamente nulla all’interno di un mercato cinematografico sovraccarico di prodotti mediocri e scarni. Punto di forza del film è sicuramente l’interpretazione di Elena Kampouris che ci regala una donna impavida e fuori controllo, credibile e degna di nota.

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *