I Cosmonauti Borghesi sono arrivati al grande pubblico italiano con la gara di Sanremo Giovani. La loro “Aurora Tropicale” ha portato un sound nuovo che unisce le sonorità pop a influenze rock, disco e funk. La loro formazione attuale, abbiamo indagato, si è consolidata un paio di anni fa tra le vie di Roma. Persino il nome di questo brano è stato concepito in un modo tutto particolare. Ma non vi vogliamo dare troppi dettagli, così da lasciarvi scoprire questi dettagli dalle loro stesse parole.
La band è composta da Leonardo Rese, voce e tastiere; Alessandro Mastropietro alle chitarre; Marco Cestrone alla batteria. Tre giovanissimi ragazzi che, in breve tempo, hanno calcato i palchi più importanti della scena romana: da Largo Venue a Parco Schuster, per poi arrivare nell’estate sul palco dell’RDS Summer Festival a Barletta, in apertura ai TheKolors. Più recentemente, nei giorni scorsi, sono stati ospiti del Quindieverse e hanno fatto esultare e ballare il pubblico del Monk di Roma.
“Aurora Tropicale” è il vostro brano in concorso a saremo giovani, volete raccontarci un po’ di più su quella che è la genesi di questo brano?
Leonardo: «Allora, il brano nasce da un riff di chitarra di Alessandro, che è quello che si sente nella strofa, sostanzialmente. Poi, qui, in questa casa dove siamo noi adesso, dove c’è il pianoforte, io ero seduto e ho creato invece il riff, diciamo, del pre-chorus al pianoforte, che poi è quello che si sente fatto col sintetizzatore. E da lì praticamente sviluppiamo quello che è il ritornello, poi tutto il resto del brano, e scriviamo insieme a Marco la melodia e il testo».
Alessandro: «Il riff è un po’ ispirato ai Police… ma la cosa divertente di questo pezzo è il titolo. Perché, siamo andati a finire di scrivere il testo, anzi in realtà a provare a scrivere tutto quanto, al centro di Roma. Classico… noi di sera, in estate, ad agosto dell’anno scorso, con la chitarra in mano. Immagina il caldo che faceva, nonostante comunque fosse ormai tipo le 4 o le 5 del mattino, e quindi aveva iniziato a sorgere appena appena il sole… Anzi, non era ancora sorto del tutto, si vedevano proprio le prime luci.
A un certo punto Leo ha detto: “Ah, vedi, la famosa aurora…” e col caldo che faceva ha aggiunto “tropicale oserei dire”. A quel punto, io e Marco abbiamo detto: “ma sai che non hai detto una cavolata?” Lui ha detto: “Ma come sto’ a memare?” E invece era una cosa interessante quindi l’abbiamo tenuta».
Tornando un po’ indietro, visto che il grande pubblico vi sta conoscendo adesso con la grande vetrina di Sanremo Giovani, come è nata la vostra band?
Leonardo: «Allora, la band praticamente nasce prendendo ogni elemento da gruppi diversi. Sostanzialmente, io e Marco, il batterista, andavamo al liceo insieme, mentre Alessandro frequentava un altro liceo dove c’erano altri elementi del gruppo, che poi sono usciti».
Alessandro: «Abbiamo dovuto aspettare la pandemia affinché quasi tutti si sciogliessero per poterci poi assemblare. Alcune band hanno resistito tra l’altro, ci sono ancora amici che suonano».
Leonardo: «Praticamente, la cosa divertente è che anche il nome del gruppo ha un po’ questa storia di essere “primordiale”. Ovvero, il gruppo “Cosmonauti Borghesi” era un gruppo precedente al nostro e dalla sua composizione si sono formate altre band del liceo. Da ognuna di queste band è arrivato uno degli elementi che siamo noi, sostanzialmente. Quindi è come se fossimo il “super gruppo” di questi altri gruppi che derivavano dai “Cosmonauti Borghesi”. Quindi noi, praticamente, abbiamo detto: cosa ci accomuna? I cosmonauti. Perciò è rimasto il nome nonostante l’attuale formazione».
Da dove proviene esattamente il nome?
Leonardo: «Allora, il nome è molto strano, perché lo inventò il nostro ex bassista. Non so bene come sia andata la cosa, però sostanzialmente lui, a un certo punto, stava in Autogrill, non mi ricordo neanche dove, e se n’è uscito con questa cosa: “Ci dovremmo chiamare Cosmonauti Borghesi”».
Alessandro: «Perché aveva visto l’astronauta appeso dentro il bagno… o una cosa del genere. Fatto sta che è rimasto perchè pensammo che ci si addicesse. Con un’ispirazione un po’ prog anni ’70… quei gruppi lì, quell’estetica».
Leonardo: «Perché comunque… il fatto del Cosmonauta è che lui fluttua nell’aria e quindi non sta mai coi piedi per terra. E questa cosa ci piaceva un sacco, perché è un po’ come siamo noi sostanzialmente. E poi, soprattutto, è il primo uomo nello spazio!».
Alessandro: «Yuri Gagarin era un cosmonauta, non un astronauta».
“Aurora Tropicale” parla di tutte quelle volte in cui sono stati commessi degli errori. Ritornando ai vostri passi, ci sono degli errori che non vi perdonate, ma che ad oggi vi portano ad essere quello che siete.
Alessandro: «Allora, nella domanda c’è una contraddizione… Secondo me, arrivati a questo punto, accetti quello che è stato, al di là del fatto che te lo perdoni o meno. Quindi tutto quello che abbiamo fatto fino ad oggi, tutti i concerti che abbiamo fatto, che magari tu dici: “Quello proprio era da evitare totalmente”. Ci hanno portato fino a qua. Tutti i litigi che magari potevano essere risparmiati perché potevi farti andar bene un attimo in più quella cosa sono stati tutti quanti utili. Ci hanno portato ad essere quello che siamo adesso, anche a livello di amicizia e di gruppo che abbiamo formato. Perché, poi, parlando anche del fatto che stare insieme in tre è estremamente delicato, è come convivere. Praticamente conviviamo in questo rapporto qua: tra lo scrivere le canzoni, vederci, organizzarci, e capire cosa fanno gli altri nella loro vita, organizzandoci di conseguenza».
Com’è la convivenza in un progetto di tre teste? In che modo riuscite a collaborare?
Alessandro: «Guarda, è questa la vera sfida di essere una band. Ovvero riuscire a convogliare tutte le idee di ognuno dei tre in un unico prodotto finale. Quindi la cosa bella è che poi ogni prodotto finale che abbiamo è proprio una cosa di tutte e tre, appartiene a tutte e tre. Questa se da una parte c’è anche un po’ l’imparare a sapere come porsi nel momento giusto, quindi anche capire l’altro, dirglielo in maniera che lui capisce… Alla fine il risultato finale è veramente figo, nonostante tutto il lavoro che che si è fatto».
Leonardo: «Comunque in generale un sacco di compromessi, sempre. Perché anche nella semplice scrittura dei pezzi, che è solo una parte del del percorso che uno fa, alla fine c’è comunque un compromesso. Tu ti stai scontrando a capocciate con altre persone che hanno idee magari non per forza uguali alle tue, perciò a volte devi anche dire: “Ok, forse quest’idea che hai avuto è migliore della mia, te lo concedo”».
Alessandro: «Esatto, perché poi quando nel momento creativo bisogna essere il meno possibile permalosi o comunque non bisogna prendersela sul personale. Difficile… estremamente difficile, però lo si fa perché sennò non porti a casa il pezzo».
Come state affrontando la sfida del palco di Sanremo? Che tipo di approccio state adottando?
Leonardo: «Con grande serenità…» – tono incerto –
Alessandro: «Quello che secondo me dobbiamo tenere a mente è cosa ci ha portato qua. Ovvero, essere sempre noi stessi e fare la musica che piace a noi. E quindi non avrebbe senso adesso farsi venire delle paranoie che non possiamo controllare…».
Leonardo: «Oppure costruire un personaggio… “oddio adesso sei in tv, quindi devi costruire un personaggio, altrimenti la gente”…».
Alessandro: «L’ansia ci sarà lo stesso, un sacco. Soprattutto da parte mia, nonostante non debba cantare l’ansia ci sarà. Però la gestiremo come se fosse un concerto qualsiasi. Ovviamente non lo è, avremo molta più ansia, però noi vorremmo essere noi stessi e fare un concerto come se fosse quello che fai al club sotto casa. Dove vai a divertirti e basta…».
Leonardo: «Cioè la cosa che mi impaurisce di più è il fatto che tu vai lì e non è tipo il live… Cioè la performance live è quello siamo abituati. Li ci sarà della gente anche che ti ascolterà live, però il problema è tutti quelli che stando a casa diranno: “ma questi? Fanno schifo li Odio”…».
Un po’ di questo confronto, attraverso i social, lo avete già. Come la prendete? Vi buttate giù, magari con qualche commento negativo, oppure tirate diritto per la vostra strada?
Leonardo: «Ci buttiamo giù per pochi secondi… Leggo il commento e dico “Madonna” e poi “vabbè, non me ne frega niente, basta”. Nel senso, alla fine, uno deve sempre rendersi conto che è molto più facile scrivere un insulto o qualsiasi altra cosa o un commento a gratis. Lo puoi fare… perché non dovresti farlo oggettivamente? Se una cosa puoi scriverla, puoi farlo in ogni secondo e quindi? La gente scrive tutto quello che gli passa per il cervello, perciò non gli diamo tanto peso perché neanche loro gli danno peso. Perciò perché dovrei farlo io?».
Se ci fosse un film o una serie TV o un videogioco a cui poter fare da colonna sonora con la vostra musica, che cosa scegliereste?
Leonardo: «Allora oddio, è difficilissimo perché… il mio film preferito è “Star Wars”. Però probabilmente non sarei minimamente in grado confrontarmi con John Williams. Però mi piacerebbe tantissimo “Blade Runner”. Che ha tutto il mondo cyberpunk, synth wave… tutta la parte dei sintetizzatori. Se facessero tipo uno spin off di Blade Runner diciamo una serie TV, mi piacerebbe tantissimo poter poter comporre la colonna sonora perchè secondo me mi divertirei una cifra».
Alessandro: «Non ne ho idea, non lo so, ti giuro, non ne ho proprio idea. Semplicemente mi piacerebbe farla una volta una colonna sonora per un film, però non ho idea di quale. Non ho mai pensato all’idea di avere un’opportunità simile, o addirittura se potessi scegliere io il film. Mi accontenterei di farne una sola e basta in generale».
Leonardo: «Secondo me Marco direbbe “The Witcher”… oppure il gioco che sta giocando in questo periodo… “Red Dead Redemption II”».