Il palco di Largo Venue si è riempito della musica di Dile. Le sue note si sono diffuse e hanno reso univoche le emozioni condivise dal suo pubblico. Francesco Di Lello, classe ‘89, ha portato tutta la sua verità emotiva su un palco che, attento, ha accolto ogni sua singola parola. Cartelloni che si sollevavano esattamente come le lacrime che hanno rigato il volto di tutti.
La musica, il 16 novembre, ha trovato la sua dimora più nobile all’interno di un quadro di anime in grado di farle vibrare. Accompagnato da tre fantastici ragazzi: Iacopo Volpini, alla batteria; Andrea Zanobi, al basso; e Federico Proietti alla chitarra e i cori; è stato anche raggiunto da Federica Carta per eseguire la loro “Che mettevi sempre”. Un mix unico di cuori che si sono uniti per regalare una performance da togliere il fiato.
![Dile largo venue](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/11/copertine-articoli-6-4.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Non mi sarei mai aspettata di trovarmi a un concerto di Dile. Le prime volte in cui mi parlavano di lui, non avevo neanche idea di che musica facesse. Un giorno, però, mi sono imbattuta in “Almeno credo” e mi sono ritrovata alla deriva. La direzione era il fondo di quelle emozioni che nascondo persino a me stessa. Ricordo perfettamente come il primo ascolto convinto, razionale e voluto, sia stato premendo play a “Mondocane”, seguita poi da “Marciapiedi”. Due canzoni che, ad oggi, riportano alla mente tutti i miei film mentali su relazioni iniziate, finite o solo sognate. Sentirle dal vivo ha riportato alla mente tutti i “sogni miei” per quelle sensazioni che non hanno spesso voce in me.
Se solo sapessi evitare questo “effetto collaterale”, forse, riuscirei a venire a patti con la parte più romantica di me. Quella fetta che crede che l’amore vero esiste e che arriva semplicemente richiamato dal destino. Il potere della musica di Dile, su quel palco, lo si è visto in tutto il suo splendore. Lui era lì per il suo pubblico. Il suo pubblico, d’altra parte, era pronto a restituirgli tutto semplicemente urlando i suoi testi ad alta voce.
![Dile largo venue](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/11/copertine-articoli-5-3.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Mi sono ritrovata a provare una gioia immane nel dedicare “migliore di me” a chi mi stava al mio fianco. Perché si, devo molto a chi mi ha fatta finire sotto quel palco. Così come alle ragioni per cui ero lì presente. Tutti elementi che hanno risuonato in quella canzone, esattamente come lo hanno poi fatto in “Carnevale”. Fidatevi quando vi dico che non ero minimamente pronta a sentirla live. Nonostante fossi andata con la consapevolezza che l’avrei sentita, non mi sarei mai aspettato tutto il dolore e la liberazione che mi travolto sentendola live.
Mentre continuo a chiedermi se “mi capita mai”, e trovo solo risposte affermative, rileggete le mie parole e credetemi. Dile va sentito live. La musica deve essere sentita live. Non ci sono alternative e questo concerto non ha fatto altro che ribadirlo. La condivisione, l’emozione, la voglia di stringersi gli uni agli altri, sono impagabili. La leggerezza con cui si può affrontare il dolore della perdita, tanto quanto la sorpresa degli arrivi, è stata una vibrazione potente.
Quindi grazie Dile, ma io ti proporrei un “rewind” di tutta la serata… a stretto giro, ci conto.