Isoladellerose, a Largo Venue, ha festeggiato la Giornata Internazionale dei Diritti per le Donne, facendo ballare la sua “Mamma Roma”. Un sold out che mostra tutto l’affetto che il pubblico prova nei riguardi di questi giovani ragazzi. Federico Proietti, Andrea Zanobi e Iacopo Volpini hanno incendiato la venue creando una connessione magia con ogni astante.
“Un sabato sera” diverso, in cui si è potuto staccare dalla routine quotidiana per potersi beare di buona musica. Una montagna russa emotiva che è stata scandita, sapientemente, dalla posizione dei loro brani in scaletta. In apertura, i Plastic Haze ha sancito l’inizio di una performance esplosiva.
L’apertura delle porte alle 21:30 ha sancito quella frenetica corsa verso la transenna. Un posto in prima fila per poter osservare la perfetta cornice in cui i tre ragazzi potevano raccontarsi. Un’introduzione che riesce a scandire la premura immersiva: un vero e proprio trasporto verso un’altra dimensione. Perché si, l’Isoladellerose è un mondo a parte. Un universo nel quale si devono dimenticare le regole sociali che ci ingabbiano in nome della pura e semplice arte musicale.

“Benvenuti, quindi, sull’ISOLADELLEROSE…”
Immersi completamente nel buio della sala, dopo che quella voce elettronica ha dato il benvenuto al suo pubblico, le prime note iniziano a diffondersi. La richiesta è quella di abbandonarsi al puro e mero istinto. Qualcosa di primordiale che viene richiamato all’attenti da “Animale”, la prima canzone in scaletta. Non si può far altro che abbandonarsi, quindi, a quelle emozioni che dalle profondità della bocca dello stomaco inebriano il cervello. Il primo inedito della serata, in questo modo, diventa un regalo con cui poter iniziare a muovere i primi passi in questa lenta discesa verso l’oblio dei sentimenti.
L’applauso e le urla diffuse lungo la venue sono stati una semplice e profonda ovazione. Amici e sostenitori che si stavano sempre più scaldando. Il sudore di corpi che si stringevano al ritmo delle singole note, pronti a definirsi “figli degli anni novanta”, nonostante la giovanissima età di alcuni partecipanti. “Cenere” ha scaldato le ugole e i cuori di quegli occhi rivolti verso il palco. Un inno da cantare fino a rimanere senza fiato. Il brano che racconta una generazione che non trova ancora il proprio posizionamento nel mondo. “Cosa ci andrebbe di fare”, “cosa vorremmo cambiare”: dubbi e domande che hanno accompagnato il live show di due ore. La riposta, però, è più semplice di quel che si possa pensare: ballare.

Che viaggio sarebbe, però, se non si venisse traghettati direttamente all’Inferno?
La voce di Federico ci porta nelle profondità degli abissi della Terra. Quel luogo in cui la perdizione ci fa perdere il contatto con la realtà. Quell’inferno personale fatto di lussuria e gola. Il desiderio diventa palpabile, la bramosia la fa da padrone e l’ascoltatore non può fare a meno di chiedersi chi vorrebbe al proprio fianco durante questa lenta discesa. Siamo davanti al “grande capo”, non si sta male. “Se andrò all’inferno tu verrai con me” suggella quella primordialità tanto agognata.
Dopo aver desiderato così tanto, non si può far altro che alzare gli occhi al cielo. Isoladellerose, quasi come fosse il nostro personale Virgilio Dantesco, ci invitano ad alzare gli occhi verso il cielo. Le “Lucciole” brillano e bruciano la notte. Il loro secondo inedito della serata fa breccia nei nostri cuori, mentre con gli occhi ancora pieni di fuliggine non possiamo far altro che anelare nel nostro intenso amore. Schiacciati a terra dai nostri stessi sentimenti, ci lasciamo cullare dal ritmo che rallenta. Il basso, scandito da Andrea, si eleva e la canzone – che più di tutte descrive la vita di chi sta scrivendo questo articolo – inizia. La voglia di urlare, di cantare, di guardare “con chi” è stato condiviso quel brano diventa bruciante.
“Tu lo chiami amore, io lo chiamo Karma”
Un vangelo che, come in altre metafore all’interno dei testi, nutre e sazia quella voglia vendicativa che è all’interno di ognuno di noi.

Arriva poi il primo ospite della serata: WEPRO. L’energia che si scatena è palpabile mentre la voce di Marco Castelluzzo si diffonde all’interno della platea. Tutti ballano, tutti cantano, tutti sudano. Un cuore a cuore che sancisce l’unione di anime. Puoi tutto si arresta. Arriva la stasi.
Lo abbiamo annunciato: ci troviamo su delle montagne russe. Quell’attrazione che ad un certo punto, in quello più alto, si ferma per poi ripartire più veloce di prima. Il momento in acustico è solo il preludio di ciò che ci attende verso la fine. “Su” e “Ghost” hanno un potere quasi evocativo. Iacopo che suona l’handpan è paragonabile a un incantatore di serpenti col suo flauto. Suggestivo, unico, un modo per poter raccontare quella voglia di sognare e di non lasciare mai andare la presa. Si guarda in alto, lo si continua a fare, nonostante tutto sembra volerci schiacciare verso il basso. Basta un sogno per avere abbastanza mordente da voler affrontare le difficoltà della vita.
“Quando tocco il fondo torno su”…

Arriva il momento della seconda ospite della serata: Federica Carta. Un momento suggestivo che sancisce l’amicizia che c’è tra la cantante e la band. Successivamente, però, si ritorna alle origini. La band vincitrice di “The Band” ci riporta all’emozione delle loro cover: “Vieni da me” e “Maniac” tornano a ritmare i corpi e la danza che non hanno mai smesso di eseguire. Sappiamo tutti che stiamo per arrivare alla fine, ma nessuno vuole realmente lasciare andare quella magia. “Nada Más” rievoca i ricordi della loro vittoria alla gara su Rai2. Ci ricorda di lasciarci andare durante i momenti di pura follia. Ci invita a perderci tra i fiumi dell’alcol pronti a cantare verso la luna. Come poterci lasciare dopo un invito del genere?
Beh, quando si pensa che la conclusione perfetta non esista… non possiamo far altro che sbagliarci. “Sabato sera” è quel brano che ci concedono prima di salutarci. Quella voglia di rispecchiare esattamente il giorno della settimana in cui si è svolto il loro live. Ridisegniamo la realtà, lasciamoci prendere dalla fantasia. Uniamo i nostri cuori e invochiamo quell’amore, anche se è solo per una notte. Anche se non è ricambiato. Perdiamoci nella voglia di ballare, di divertirci e di vivere ogni singolo istante come se fosse l’ultimo.
“Solo per questa volta, ma che male c’è…”.