Eco

La giovane cantautrice, reduce dal successo ai David Di Donatello con la colonna sonora del film “Ti mangio il cuore“, sorprende portando sul palco della kermesse sanremese un brano che mescola diverse sonorità, intitolato “Eco”.

Un intro che riporta subito ai film western con le colonne sonore di Ennio Morricone, una voce potente e pulita che sembra un pugno dritto in faccia. Con “Eco” Joan Thiele crea un ritratto di emozioni, vere e profonde, tracce di vita disperse in versi.

Ma se ci sei tu
Ho più coraggio
E ricordo quando eri bambino
E restavamo ore abbracciati nel letto
Per sentirci grandi e la musica poi ci baciava
Per farci sentire un po’ meno soli

Le parole dell’artista rievocano la figura del fratello. Si parla, così, di quel rapporto fraterno genuino di chi cresce insieme, condividendo gioie ma anche la paura di crescere e affrontare le responsabilità. Le parole usate sono chiare, semplici e puntano dritto al cuore di chi le ascolta. Si parla anche del valore della musica, la compagna più fedele che, in modo silenzioso, ci aiuta a superare i momenti più difficili.

E se potessi dirti che
Qui la paura non ha età
Tu fissala forte dentro gli occhi
Spara al centro qui la notte non ci fotte
(Bang bang woo)

La paura è un sentimento silenzioso, spesso impercettibile, che si insinua nelle pieghe dell’animo. Le parole del brano sono un invito ad affrontare questo sentimento con coraggio, in modo da non farsi schiacciare dal suo peso. Il modo migliore per farlo, infatti, è servirsi di una pistola, giusto per ritornare al tema western dell’inizio del brano.

Sarò la tua eco e poi mai la distanza che corre tra il mondo e le cose

In questa frase si racchiude tutto il senso del brano. Essere l’eco di una persona vuol dire rafforzarla. Rendere un piccolo urlo un rumore che riempie la stanza e farlo riecheggiare alzandolo di tono. In questo caso, si vuole dire che niente potrà mai dividere quel rapporto che lega in maniera indissolubile due persone per tutta la loro vita.

La canzone riesce ad alternare ritmi parlati a “falsetti”, usati per lo più nei ritornelli. E’ una dolce melodia che sembra trascinare l’anima, favorita da una voce leggera.

Un tema difficile, quello dei rapporti fraterni, viene sviscerato in questo testo in grado di fare trasparire tutto l’affetto e lo spettro di emozioni che si provano nei rapporti interpersonali.

La chitarra accompagna a tratti le parole, le esalta, facendole da “eco” e le imprime nella testa di chi le ascolta.

Joan non soffre l’ansia del palco, anzi, se lo mangia con la sua bravura, portando la sua indole e parlando di un argomento su cui tutti avremmo qualcosa di imparare perché, si sa, non si sceglie la propria famiglia, ma la si ama sempre e comunque in modo incondizionato.

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