Il 28 marzo ha segnato il ritorno di LALA con Livido, un brano ipnotico che travolge con la sua carica emotiva e il suo groove avvolgente. Il singolo è solo l’inizio di un percorso musicale che porterà all’uscita dell’EP SSM (Sexy Sad Music) e a un tour che toccherà le principali città italiane.
Con una scrittura intima e raffinata, LALA fonde R&B, soul ed elettronica in un sound contemporaneo e seducente. Dai primi passi con CHIAROSCURO fino alle collaborazioni con artisti di spicco, il cantautore romano ha costruito un’identità musicale che gioca con il desiderio, la malinconia e l’istinto.
Oggi, lo incontriamo per scoprire tutto su Livido, il suo percorso artistico e le emozioni che hanno dato vita a questo nuovo capitolo della sua musica.

“Livido” ha un titolo molto evocativo, che richiama qualcosa che resta sulla pelle. Come è nato questo brano e qual è il suo significato più profondo?
«Livido è nato da un bacio che ho visto a Trastevere di notte. Paradossalmente, può essere partito proprio da lì. Livido è qualcosa che ti lascia il segno e poi se ne va. Quindi parla di un amore, quello che immaginavo, come se volessi manifestare un determinato tipo di relazione. L’ho scritta pensando a quel giorno, quando ho visto quei tuoi amanti baciarsi a Trastevere, e mi sono detto: “Perché invece di scrivere di quello che è andato male nella mia vita, non mi immagino una relazione ideale?”
Una relazione che mi porti a fare un figlio nel camerino di H&M, per quanto sia appassionata».
Hai detto che il pezzo è nato come un desiderio e che manifestare funziona. Credi che la musica possa avere un potere quasi magico nel trasformare pensieri ed emozioni in realtà?
«Non credo che dipenda solo dalla musica, ma dall’intenzione. La scrittura, qualsiasi cosa, dipende dall’intenzione che metti in un determinato gesto. Quindi, paradossalmente, anche farti il caffè la mattina potrebbe influire sulla tua giornata, nel senso che avere cura di sé e degli altri è ciò che fa accadere le cose. Magari, avendo cura di me stesso, nel capire cosa volevo e cosa non volevo, ho attratto a me ciò che poi ho scritto. Però, non è la musica in sé, è l’attenzione ai particolari, è la cura di sé e degli altri».
Per questo brano hai collaborato con Ainè e Manuel Finotti. Come è stato lavorare con loro e cosa hanno portato di nuovo alla tua musica?
«È stata una pazzia, ed è stato bellissimo. Manuel non lo conoscevo, l’ho incontrato di recente, circa ottobre o novembre, e ha un talento incredibile. Ha una velocità straordinaria nel realizzare le tue idee, e poi insieme ad Ainè formano una squadra pazzesca. È un artista che ho sempre stimato, e mi ha fatto capire che si poteva fare questo genere anche in Italia.
È stato uno dei primi artisti in Italia a fare R&B e Soul, un po’ come Davide Shorty, un altro artista che apprezzo e che è stato uno dei primi che ho ascoltato in questo genere. Trovarmi in studio con loro, soprattutto con Ainè, all’inizio è stato difficile, ma poi è stato davvero figo, capito? Ad oggi, ti dico, è stata una figata».
Il groove ipnotico e le batterie smooth con sfumature neosoul danno a “Livido” un sound molto raffinato. C’è un artista o un album che ti ha ispirato in questa direzione?
«L’album che mi ha ispirato di più nella mia vita è Circles di Mac Miller. Però, sicuramente, nella scena italiana ti posso citare tutta la scena, perché io ascolto un po’ di tutto. Mac Miller è sicuramente quello che mi ha fatto capire che questo era il mio genere. Poi, in Italia, posso dirti Dalla, Daniele, Franco 126, e appunto Ainè. Posso anche citare Lucio Battisti, perché sono nato e cresciuto con questa musica, prendendo anche spunto da Mac Miller e dal mondo di Erykah Badu, di cui sono completamente affascinato. La metto tutte le mattine a casa».
La tua musica è sempre stata intima, ma qui sembra esserci un livello ancora più profondo di fisicità e tensione emotiva. È stato un processo naturale o hai voluto spingerti oltre?
«Con questo EP che uscirà, ho voluto fare uno step successivo, perché anche io interiormente l’ho fatto. Senza ciò che ho vissuto dentro di me, senza quel passo nella mia crescita personale, che non ha mai una fine, non sarei mai arrivato a prendere la musica in un’altra direzione. Forse la vedevo solo in una via, invece ho aperto gli orizzonti. Mi sono anche chiesto che tipo di musica faccio, cosa che mi chiedevano spesso. Tante volte mi dicevano: “Tu fai musica sexy, no?“ E allora ho pensato: “Cavolo, sì, facciamola musica sexy, ma facciamola davvero!” Quindi, un po’ sexy e un po’ sad, diciamo così».
“Livido” anticipa il tuo prossimo EP, “SSM (Sexy Sad Music)”. Puoi darci qualche anticipazione su cosa possiamo aspettarci da questo progetto?
«Il prossimo brano seguirà sempre lo stesso filone, sarà molto collegato a Livido. Non voglio spoilerare troppo, ma sicuramente sarà un vortice di emozioni passionali anche il prossimo. Poi uscirà l’EP con altre tre tracce a cui sono molto legato, e in una ci sarà un featuring. Bellissimo».
Se dovessi descrivere “Livido” con tre sensazioni, quali sarebbero?
«Allora… è desiderio, passione e spensieratezza.
Perché spensieratezza? Perché l’amore ha bisogno di questo, di leggerezza, di spensieratezza nei gesti. Ci sono diverse frasi che dico in questo brano, no? Per esempio, ‘Creiamo le dune, le onde in un mare calmo.’ Oppure, la spensieratezza di cercare la mano, come se la mia mano fosse sempre stata lì. È un gesto naturale, l’amore è naturale. Quei gesti sono spontanei, sono spensierati, senza pensieri dietro. Non c’è un ‘oddio, faccio questa cosa perché… L’amore è azione senza resistenza. Ecco perché dico spensieratezza».
Dicci qualcosa in più sul concept che c’è dietro l’album e anche la cover di questo singolo
«Diciamo che quello era lo spunto. Il ratto di Proserpina è stato l’ispirazione che mi ha lasciato quella sensazione, che mi ha fatto dire: “Cavolo, è quello che ho scritto”… La carne, anche una sorta di morbidezza, no? Poi, c’è un concept dietro che trovo veramente intenso. Già con questo brano si riesce un po’ ad assaporare ciò che verrà dopo. Questa ‘sexy sad music’ traspare in tutto e per tutto. Veramente, ti giuro, sono rimasto sorpreso dal concept che stai creando con questo EP.
Però non ho fatto tutto da solo, quindi è bello ricordare anche le altre persone e ringraziarle. Le cose fatte insieme ad altri artisti sono sempre le più potenti. Sono molto contento di aver collaborato con artisti incredibili nel campo della fotografia e dell’arte direction, come Corinna Vio, che ha curato tutta la parte estetica dell’EP, e Luca Putaglio, un fotografo straordinario, e anche Lollo, che ha fatto il video (poi ti scrivo il cognome perché non me lo ricordo). È stato fantastico lavorare su un progetto da zero con loro, perché li considero davvero talentuosi e persone gentili. La gentilezza è una qualità che purtroppo si perde sempre di più, ma quando è genuina, è una cosa che dovremmo sempre tenere a mente e curare per noi stessi e per gli altri».
Se potessi scegliere un film, una serie tv o un videogioco con cui fare da colonna sonora con la tua musica, quale sarebbe?
«Guarda, lo stavo pensando l’altro giorno: How I Met Your Mother.
Perché c’è tutto: spensieratezza, casualità, passionalità… C’è la vita! Se dovessi scegliere una colonna sonora per qualcosa, me la immagino su tante scene di How I Met Your Mother».
Sei Team Robin o… qualche altra coppia?
«Eh, no, vabbè, in How I Met Your Mother, Robin e Ted. Loro sono un giro immenso. Un percorso che poi porta a qualcosa di più. È una bella storia, una vita raccontata con leggerezza e, soprattutto, è divertente, con i suoi alti e bassi, proprio come la vita. Però senza quei bassi, non sarebbero mai arrivati alla consapevolezza tutti i personaggi, no?
Penso a Marshall e Lily, che hanno avuto delle difficoltà, ma sono diventati ancora più forti. Senza l’incontro con la moglie di Ted, magari non sarebbe mai tornato insieme a Robin. Quindi, che ti devo dire? Mi piacciono tutti i personaggi. Se penso alla mia musica, me la immagino lì».