“Lily“, è il nuovo brano di M.E.R.L.O.T. in feat con i Piazzabologna. La coppia d’oro dell’indie triste emergente italiano, infatti, torna nuovamente con una ballad dal testo crudo e disarmante. Una lettera, così oserei definirla che racconta senza troppi peli sulla lingua la depressione giovanile, l’autolesionismo e i conseguenti disturbi alimentari.
Allora Lily, com’è che sei finita qui con i tagli sul polso?
A casa il venerdì si dice in giro che hai scelto l’inferno,
ma ti capisco perché i diavoli sono anche qui.
Allora Lily sicura che vuoi stare sola,
che il buio ti consola e sei passata dai libri di scuola,
il sesso e la droga, per finire sola a terra con una pistola.
Una lettera intima, scritta pensando a quella giovane donna in lotta con se stessa, che riesce ad evocare non solo la stagionalità fatta di cielo grigio e nuvolone, ma anche di foglie che lentamente cadono dall’albero, proprio come i giorni di sole nella vita di Lily che – lentamente – cadono nel vortice della depressione.
Una ballad scritta per tutti quei cuori fragili che si perdono tra le note e si fanno male in un mondo che non li capisce, chiudendoli nel loro mondo fatto di dolore, sofferenza, dramma e disperazione. Nessun abbraccio nessuna consolazione se non quei pensieri tossici che si insinuano tra le costole, spezzando dall’interno un corpo destinato a dilaniarsi da solo. Melodie morbide, arricchite da una produzione sobria ma efficace, un sottofondo ideale a una storia che ha bisogno di essere ascoltata con calma, quasi in punta di piedi.
Toglierei le spine dai tuoi sogni per guardarti nuda veramente.
Nascondi debolezze, in un gin tonic, con me non mentono le tue fossette.
Lo so che non è facile tra affitto e un altro esame di che stai bene a tua madre, ma in fondo non lo sei mai.
Odi quello specchio che ti fa sentire parte di quelle un po’ sbagliate, ma io morirei per te.
Nei tuoi occhi 1789 volte dove si vedeva la rivoluzione, ci siamo odiati e fatti male fino a sputare veleno.
Sei seratonina salvami prima che pianga il cielo.
Uno degli aspetti più potenti del brano è la sua capacità di cercare di aiutare le nuove generazioni a sbloccarsi attraverso l’amore. Nonostante il pessimismo che da vita alla canzone, c’è una sottile speranza: quella che l’amore. Sotto qualsiasi forma, questo sentimento da la possibilità di una via di fuga da quel senso di oppressione.
“Lily” non è solo una canzone triste, ma è anche e soprattutto in un inno a non arrendersi alla fine. Un invito a cercare quella boa di salvataggio che ti fa prendere quella boccata d’aria che ci da modo di sognare qualcosa che vada oltre. Al si la del cemento che ci tiene in pugno e no… non parlo di quello domestiche, ma di quello della nostra testa.
In un panorama musicale spesso caratterizzato da superficialità, “Lily” emerge come un’opera sincera e necessaria, capace di toccare l’anima di chi ascolta. È una canzone che parla di dolore , resilienza e, in fondo, di speranza , un manifesto per una generazione che cerca di trovare il proprio posto in un mondo che sembra non capirli.
Le voci di M.E.R.L.O.T e Piazzabologna poi sono perfette, riescono a fondersi regalando una naturalezza che amplifica il peso emotivo del testo, creando un dialogo tra due anime che cercano conforto l’una nell’altra. Il loro canto è un abbraccio musicale, una carezza leggera per chi sta lottando contro qualcosa di più grande.
E quindi chi è “Lily”? Beh Lily siamo tutti noi. Ogni giorno quando veniamo schiacciati da una società che ci vuole sempre performanti al massimo. Senza possibilità di piangerci addosso, senza riuscire a riposare e prendere aria. “Lily” è la nostra società malata, contorta, malsana che ci costringe a farci del male in silenzio, a nascondere la faccia sul cuscino per urlare senza farci sentire, a mangiare di nascosto per non farci giudicare. Fino a quando – tra la folla – notiamo due occhi che ci richiamano ed è lì che tutto parte e comincia la rivoluzione.
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