Con il terzo capitolo di Ti West si conclude la storia di Maxine Minx interpretata da Mia Goth. Qui trovi la nostra recensione dei primi due film della trilogia.
Il film è ambientato a Hollywood 6 anni dopo dai fatti accaduti nella fattoria di Pearl e suo marito Howard. Lei ha vinto un provino, venendo scelta come protagonista per il sequel di un film horror.
I sogni, però, nascondono degli oscuri background. Nella città delle stelle non si può dormire tranquilli. Si aggira un serial killer chiamato Night Stalker legato, in qualche modo, proprio alla nostra Maxine.
![Maxxxine recensione](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/10/copertine-articoli-15-1.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Guardiamo i tre film in totale. “X: A Sexy Horror Story”, con il suo stile, voleva riportare e rivisitare i film horror degli anni ‘70. “Pearl” si distingueva con il Technic Color dei ‘50. Infine, con “Maxxxine” veniamo catapultati nel gusto degli anni ‘80 dalle tute acetate ai capelli cotonati. Proprio vedendoli uno dopo l’altro, infatti, possiamo vedere come il regista si sia “lasciato andare“. Una delle componenti che manca in primis è proprio quella horror. Nel primo capitolo, con il sorgere della notte, si sentiva arrivare sempre di più andando sotto braccio alla sua altra componente, ovvero quella della suspance.
![Maxxxine recensione](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/10/copertine-articoli-16-1.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Per quanto la scena dove Kevin Bacon rincorre Maxine per gli studi cinematografici concludendosi nella tipica casa di Psycho (film che Ti West prende come punto di riferimento per le tre pellicole) sia epica, ci sono state scene in cui ci siamo chiesti se fosse davvero necessario inserirle: ad esempio, la parte finale nella villa.
Abbiamo apprezzato i diversi easter eggs: per esempio, la stella sulla Hollywood Walk of Fame di Thada Bara (la prima vamp nella storia del cinema). Però, questi costituiscono dei veri e propri problemi in alcuni momenti la pellicola. Infatti, ci si perde in queste didascalie rischiando di perdere per strada qualcosa sia nella trama che nell’uso dell’horror. Elementi che, precedentemente, avevano contraddistinto la trilogia.
Concludiamo, quindi, con il dire che non ci sentiamo di etichettare “Maxxxine” sotto il genere horror, ma che potrebbe essere più corretto identificarlo come thriller. Tralasciando i dettagli, non è un brutto film, solo più “soft” rispetto ai primi due.