Tra i film più attesi di quest’anno, sotto la targa della casa di Topolino, c’è sicuramente “Mufasa”. La storia prequel de “Il Re Leone” che ci porta all’interno delle avventure che hanno caratterizzato la vita del grande padre di Simba. La firma è di tutto rispetto, parliamo di un regista del calibro di Berry Jenkins che si presta a un blockbuster altamente commerciale. Cosa lo ha convinto ad accettare? Beh a quanto pare lo ha fatto la lettura dei primi quaranta minuti della sceneggiatura.
Qualche giorno fa, infatti, alla stampa romana è stata la possibilità di saggiare il prologo di questa nuova avventura. Non ve ne possiamo – e neanche vogliamo – parlarvene nel dettaglio perché pensiamo che la cosa migliore sia quella di accedere alla sala senza che già adesso trapelino troppi spoiler. In questa sede, sostanzialmente, cercheremo di far emergere alcuni degli aspetti che sono stati sottolineati proprio durante la conferenza stampa.
![Mufasa](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/11/Foto-15-11-24-16-07-32-2.jpg?resize=640%2C427&ssl=1)
Come dicevamo: siamo davanti a un film di Berry Jenkins. Cosa vuol dire tale affermazione? Beh… siamo davanti a un regista statunitense, vincitore del premio Oscar per la “miglior sceneggiatura non originale” con “Moonlight”. Noi ci teniamo anche a citare “Se la strada potesse parlare”, specie perchè follemente innamorati di quell’opera più di quando non ci sia piaciuto Moonlight stesso.
Di conseguenza, stiamo parlando di un regista che con le sue storie cerca di tracciare un percorso ben preciso e ben delineato. Per lo più pellicole quasi di formazione che riescono ad entrare nel cuore di chiunque vi si avvicini. Il rischio, quindi, era quello che in un certo qual modo potesse snaturarsi davanti a un prodotto Disney. Siamo, quindi, qui per poter rassicurare tutti i cinefili: è esattamente questo quello che lo spettatore avrà davanti.
«Non avevo capito perché la Disney volesse me come regista. Non capivo perché sarei potuto essere il regista perfetto. Infatti quando mi hanno chiamato io dissi di no. Mia moglie mi disse che sarebbe stato infantile dire di no senza leggere il copione, quindi il motivo per cui vi ho fatto vedere questi prima trentanove minuti è perché sono quelli che mi hanno convinto ad accettare. È stata la sceneggiatura a convincermi ad accettare, perché c’era qualcosa di speciale» ha dichiarato Berry Jenkins.
Le tematiche, quindi, vanno più in profondità e raccontano qualcosa di inedito per lo spettatore. Motivo per cui, come abbiamo già detto, non vogliamo rivelarvi altro sulla lavorazione di questa pellicola. Le attese verranno ripagate, possiamo solo aggiungere questa piccola postilla.
Nel cast di voci italiane incontriamo dei capi saldi del doppiaggio, tanto quanto alcuni Talent. Luca Marinelli prende il testimone lasciato da Vittorio Gassman per dar voce a un giovane Mufasa. Elodie è Sarabi, la madre, mentre Alberto Boubakar Malanchino è Taka, l’erede di una stirpe reale. Al loro fianco troviamo: Edoardo Stoppacciaro, nei panni del giovane Rafiki, e Riccardo Suarez, in quelli di Zazu. Un cast variegato che si aggiunge a quello che abbiamo avuto modo di conoscere già con il live action de “Il re leone” del 2019.
Dopo ben trent’anni, sia da Jenkins che dalle voci italiane, è stata sottolineata l’universalità di questa storia. Non importano gli adattamenti nelle diverse lingue, se si alzano le braccia al cielo tenendo un fagottino tra le mani, tutti riconoscono la scena di presentazione di Simba al resto del regno animale. Marinelli stesso ha sottolineato: «sono stato e sono ancora un grandissimo fan del Re Leone. Ricordo ancora il salto sulla poltrona che ho fatto quando è partito il primo “Nants’ Ingonyama”… e avevo dieci anni. Mi ricordo la meraviglia di quel film, mi ricordo di averlo visto, credo, centosessanta volte. Quindi partivo da grandissimo fan e quindi, ora ci ritroviamo qui. Sono molto contento… ho una piccola schiera di nipoti che forse lo vedranno negli anni. Ringrazio a chi è venuta in mente quest’idea».
Dal canto suo, Elodie ha sottolineato quanto speri «di essere all’altezza, è stato un compito complesso, non è il mio mestiere. Per fortuna avevo Fiamma – Izzo, la direttrice di doppiaggio – al mio fianco che è stata paziente. Siamo anche diventate grandi amiche, quindi la bellezza di lavorare è incontrare nuove persone. Sono felicissima, in questo momento della mia vita, anche di aver dato la voce a Sarabi». Un compito non facile, ma che si è divertita a eseguire con tanta gratitudine per i progetti che la vita le sta donando. Un modo per poter vivere, parafrasando le sue parole, un po’ più come una leonessa e con meno paura. Specie se quella paura è inconsapevole.
Non possiamo far altro che attendere il 19 dicembre per poter godere della storia che ci verrà narrata da Rafiki. Un flashback sulla nascita di un grande re che ci spingerà anche a valutare il lavoro compiuto dai talent che si sono aggiunti a questa schiera. Sperando che gli esiti siano ben diversi da ciò che è avvenuto con il primo live action. In corner, vogliamo sottolineare che le canzoni originali sono firmate da Lin-Manuel Miranda. Una nota molto importante per chi, come chi sta scrivendo questo articolo, ama i musical.