Al giorno d’oggi, i social hanno dato il potere di demolire o portare sul palmo di mano un determinato film, attore/attrice o regista. Di conseguenza, ci si interroga sull’importanza del premio e del riconoscimento che si vuole dare ad un’opera cinematografica. In questo articolo, infatti, ci si vuole soffermare sul peso che viene riconosciuto all’Academy Award. Allo stesso tempo, vogliamo riflettere sulla validità dei premi cinematografici in sé, facendo però un discorso ampio. La domanda dunque che siamo fatti è: abbiamo ancora bisogno di queste istituzioni o di tutti questi premi? L’Oscar ha davvero tutta questa importanza?
![Oscar: ne abbiamo davvero ancora bisogno?](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/11/copertine-articoli-2.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Un premio vale l’altro?
La questione non è tanto se un premio vale l’altro ma piuttosto: perché un film rimane ancorato nel corso del tempo? Perché dopo anni dalla sua uscita se ne continua a parlare? La risposta è così semplice, quanto così complessa da argomentare. Il dibattere, il consigliare, il discutere sull’opera cinematografica stessa diviene essenziale per attenzionarlo alla folla: la vita del film ruota intorno al suo passaparola.
Dai gadget promozionali di cui non possiamo più farne a meno. Dai video/recensioni sui vari formati cartacei o non. Ai migliaia di premi che ogni giorno vengono dati a tutte le tipologie di film nei vari festival internazionali. La verità forse è che facciamo totale affidamento al giudizio degli altri.
Prendiamo come rappresentante il premio per eccellenza: l‘Oscar, il premio cinematografico più antico e prestigioso al mondo. La famosa statuetta di bronzo placata d’oro 24 carati è da tutti considerato un punto di arrivo nell’Olimpo del Cinema. Tanto che persino noi cinefili ne abbiamo una qualche versione farlocca sulla mensola della nostra cameretta.
Sebbene il premio Oscar ha subito una notevole perdita d’interesse da parte del pubblico, resta comunque un punto di forte discussione tra i cinefili. Nonostante il calo di ascolti, la sua cerimonia a inizio anno è un appuntamento da non perdere. Quello che è interessante è la conseguenza della vincita o meno del premio da parte di un film o di una produzione. Perché poi sentiremo nella sala del cinema ai trailer con le frasi alla “dal premio Oscar…” o “con il premio Oscar”.
Insomma, volenti o nolenti, che ci piaccia o meno, il premio è sinonimo garanzia.
![Oscar: ne abbiamo davvero ancora bisogno?](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/11/copertine-articoli-1.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Ogni anno una storia che si ripete (?)
Oltre all’assegnazione dei premi e ai suoi vincitori e vinti, ciò che rimane è tutto lo show. Da Roberto Benigni che sale direttamente sopra le poltrone del Dolby Theatre di Los Angeles. A “La La Land” annunciato erroneamente come miglior film con la famosa busta sbagliata. Dallo schiaffo di Will Smith a Chris Rock. A Ryan Gosling che canta I’m just Ken con Slash al suo fianco che suona l’assolo di chitarra. O Michael Keaton che, certo che avrebbe vinto come miglior attore protagonista, aveva già pronto il foglietto in mano con tutti i ringraziamenti. Tutto quel che resta è puro intrattenimento.
Anche la novantaseiesima edizione ha avuto i suoi momenti cult durante la cerimonia. Il trionfo è andato al grande regista e autore Christopher Nolan, con il suo mastodontico “Oppenheimer” (2023). Abbiamo già citato Ryan Gosling con I’m just Ken. Non possiamo, però, lasciare fuori dalla lista la reazione più che spontanea di un Martin Scorsese divertito dalla ballo e al canto di Gosling. Al contrario, un paio di anni prima, il registaa si era letteralmente addormentato durante la performance di Eminem.
Il momento più alto, però, è stato toccato da Al Pacino che con classe magistrale ribalta la famosa dicitura e consegna del premio come miglior film. Tagliando corto e sorprendendo tutti quanti, senza nemmeno presentare i candidati ma subito spoilerando il finale.
Il momento più toccante ha avuto come protagonista il discorso di ringraziamento da parte del regista Mstyslav Černov per il documentario “20 days in Mariupol” (2023). Il quale ha esplicitamente detto che non avrebbe mai voluto vincere il premio come miglior documentario, ma come miglior film.
![Oscar: ne abbiamo davvero ancora bisogno?](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/11/copertine-articoli.png?resize=640%2C336&ssl=1)
L’Oscar è, e rimane!
Alla fine sì, si tratta di spettacolo. Un premio è un solo un premio finché qualcuno non lo tiene in mano. Ciò che conta è il significato che gli viene attribuito dal pubblico, ma di fatto è e rimane una statuetta. Spesso i premi, quelli Oscar in questo caso, vengono contestati, si parla di “ladrate”, di “premi immeritati” e il nostro non condividere le scelte dell’Academy ci fa discutere con i nostri pari, con chi ci chiede un parere. Alla fine si torna comunque a parlare del film in questione, generando interesse in chi ci ascolta e chi non ha visto l’opera. Così facendo, il film assume nuova vita, perché se ne parla. Poi invece quando un film viene elogiato da tutta la collettività, allora il tutto aumenta vertiginosamente, fino a farlo arrivare in alto, marcando la grande la linea della storia del Cinema, che imperterrita, va avanti.
I premi dunque, la critica ai film rendono immortali tutti i film? Probabilmente non tutti, ma molti di loro sì: nel bene e nel male. Ciò che dobbiamo tenere a mente, quando parliamo di premi, o siamo chiamati a decidere chi è meritevole o meno, è che, come Anton Ego in Ratatouille (2007):
La triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale.