Dopo aver avuto il piacere di ospitare in live il duo torinese , ci siamo presi un po’ di tempo per poter cercare di porre qualche domanda un po’ più seria ai protagonisti di questa intervista. Daniele Canalicchio e Alex Canale, al di la della similitudine dei loro cognomi, sono rispettivamente il batterista e il frontman della Band punkrock/metal.
Li abbiamo conosciuti grazie alle cover da loro realizzate, disponibili su Spotify, ma ci siamo appassionati ai loro intensi testi e la loro energia. Non potevamo, quindi, esimerci dal soffermarci su quello che crediamo esser del reale talento.
!["WET" - Intervista](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/10/copertine-articoli-57.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Come sono nati i Wet e da dove viene il vostro nome?
«Siamo nati a fine 2022, inizio 2023. Ci conosciamo da più di 15 anni e abbiamo avuto diverse band quando eravamo più piccolini, ma con i WET abbiamo deciso di mettercela tutta e sfruttare tutta l’esperienza maturata negli anni per creare un progetto più serio e strutturato. Il nome è nato in 1a superiore tra i banchi di scuola, e si rifà ad una reazione che avviene nel corpo femminile in momenti particolarmente concitati».
Se doveste convincere chi non vi conosce ad ascoltare la vostra musica, come la definireste?
«Collocarci in un genere è una cosa che ci viene particolarmente difficile. Pur avendo palesi influenze, prettamente punkrock e metalcore, tendiamo a non limitarci e a sfruttare la musica per fare arrivare il messaggio che vogliamo nel modo più diretto possibile, anche se questo si traduce nell’uscire dal genere di riferimento».
Che tipo di esigenza – sentimentale o meno – vi ha spinto ad iniziare a fare musica?
«Siamo entrambi persone che nella vita, per un motivo o per un altro, hanno spesso fallito le prove che abbiamo trovato davanti a noi. La musica rappresenta quel posto sicuro in cui rifugiarti quando tutto va male, ed è anche l’unico campo in cui siamo riusciti ad ottenere qualche riconoscimento, a prova che forse non siamo proprio dei buoni a nulla, quindi se dovessimo scegliere un sostantivo/aggettivo per definirci, sarebbe sicuramente il riscatto».
Avete iniziato con le cover, quanto è importante adesso fare la vostra musica?
«Le cover sono state il nostro primo approccio, sono il nostro core e il nostro mezzo di diffusione quindi non abbiamo assolutamente finito con loro, stiamo solo esplorando nuovi format e nuovi modi per proporle. Ovviamente, l’obbiettivo finale è quello di arrivare ad avere un album di inediti, quindi in questo momento il lavoro sulle cover e sugli inediti si sta svolgendo parallelamente ma con un occhio di riguardo in più per gli ultimi».
Cosa sperate che arrivi all’ascoltatore quando sente un vostro brano?
«Cerchiamo sempre di entrare in empatia con chi potrebbe ascoltarci. Nelle nostre canzoni parliamo di momenti bui, blackout, momenti in cui vorremmo mollare tutto e lasciarci dare il colpo di grazia. Ma cerchiamo sempre di lasciare un po’ di speranza e manteniamo una visione positiva, perché siamo sicuri che con l’impegno e la volontà si possa uscire da tutti i tunnel. Quindi ciò che vorremmo arrivasse all’ascoltatore e’ un bel calcio nel didietro come a dire ‘forza, è finito il tempo per piangere, ora è il momento di ricostruire’».