Con “Vertebre”, Settembre (Andrea Settembre) si afferma come una delle voci più interessanti della nuova scena musicale italiana. Il brano, finalista a Nuove Proposte, è un’intensa riflessione sulle difficoltà delle relazioni, sulla fragilità emotiva e sulla crescita personale tra dolore e consapevolezza.
Il testo di “Vertebre” colpisce per la sua crudezza e sincerità. Settembre racconta una storia di distacco e incomunicabilità, un amore che si sgretola sotto il peso delle incomprensioni e delle ferite mai guarite. Frasi come: “Strappami la pelle dalle vertebre, ma dimmi pecché nun vuo’ cchiù parla’ cu me” evocano un dolore viscerale. Un senso di abbandono che si mescola a un bisogno disperato di risposte. L’uso del napoletano in alcuni passaggi aggiunge autenticità e calore, radicando la canzone in un’esperienza profondamente personale. La metafora della città che brucia negli occhi della persona amata suggerisce la devastazione interiore. Un sentimento che accompagna la fine di una relazione. Il ritornello insiste sulla difficoltà di affrontare sentimenti così intensi alla giovane età: “Nessuno ci ha mai detto come si piange alla nostra età”.
Il brano diventa così una voce per una generazione che spesso si trova a navigare il dolore emotivo senza una guida.Dal punto di vista sonoro, “Vertebre” mescola pop e sonorità indie, con una produzione essenziale che mette in primo piano la voce di Settembre. La melodia è malinconica e avvolgente, con un crescendo emotivo che accompagna la disperazione crescente del testo. Il ritornello, pur nella sua semplicità, è immediato e potente, destinato a rimanere impresso nella mente dell’ascoltatore.
Sul palco di Sanremo Giovani, Settembre ha dato vita a un’interpretazione intensa e sentita, dimostrando una maturità artistica sorprendente. La sua voce, a tratti spezzata dall’emozione, ha amplificato il senso di vulnerabilità del brano, conquistando pubblico e critica. “Vertebre” è un pezzo che colpisce nel profondo, capace di raccontare con onestà il dolore di una generazione che spesso fatica a trovare le parole per esprimere ciò che sente. Con questo brano, Settembre si conferma un talento da tenere d’occhio, pronto a lasciare il segno nella musica italiana.
Un ulteriore aspetto che rende “Vertebre” così coinvolgente è la sua capacità di mescolare una scrittura intima e personale con un sentimento universale. Settembre racconta il dolore di una relazione in frantumi, ma lo fa con parole e immagini che risuonano in chiunque abbia vissuto un distacco difficile. Il brano si colloca nel solco di una nuova generazione di cantautori italiani che mescolano pop e indie con testi profondi e confessionali. L’influenza di artisti come Blanco, Ultimo e Gazzelle si percepisce nella struttura musicale e nel modo in cui la voce di Settembre si spezza su certe parole, quasi a suggerire un’emotività incontrollabile. Tuttavia, “Vertebre” ha un’identità propria, distinguendosi per l’uso della lingua napoletana, che aggiunge un tocco di autenticità e un senso di appartenenza culturale. Uno degli aspetti più potenti della canzone è la sua capacità di parlare direttamente ai giovani.
Il verso “Nessuno ci ha mai detto come si piange alla nostra età” è una fotografia perfetta dell’incertezza emotiva che caratterizza l’adolescenza e la prima età adulta. In un’epoca in cui il dolore spesso si nasconde dietro schermi e filtri social, Settembre porta in primo piano la fragilità e la necessità di esprimere la sofferenza senza vergogna.
Vertebre ha il potenziale per restare. Il suo testo è tanto potente da superare il momento e diventare un riferimento per chiunque si trovi ad affrontare le stesse emozioni. Se Settembre riuscirà a mantenere questa sincerità e maturità artistica nei suoi lavori futuri, potrebbe affermarsi come una delle voci più autentiche della nuova musica italiana. Con Vertebre, non solo ha conquistato il pubblico di Sanremo, ma ha dato voce a una generazione. Ragazzi che spesso faticano a trovare le parole giuste per esprimere il proprio dolore.