Ogni volta che leggo il nome di un regista con all’attivo poche pellicole sono sempre curioso di cosa possa tirare fuori. In questo caso, Parker Finn, dopo un enorme successo al Box office del primo Smile – che devo dirvi non mi aveva convinto a pieno – ha deciso di continuare la storia di Skye, la protagonista e della maledizione che l’ha perseguitata per l’intero capitolo.
![Smile 2, una trama forzata e stereotipata che rovina un horror potenzialmente interessante](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/11/copertine-articoli-67.png?resize=640%2C336&ssl=1)
In questo caso, non riesco a non essere onesto con voi dopo la visione del film, sono rimasto un po’ amareggiato. Negli anni, da fruitore di horror, riscontro sempre gli stessi problemi: trama all’apparenza interessante che risulta, all’atto pratico, banale e poco consistente, sceneggiature che ricadono costantemente nei cliché e ogni volta rimango sempre con la stessa domanda in testa, perchè?
Nel caso specifico di Smile 2 è necessario fare una riflessione sul personaggio di Skye. La protagonista non risulta credibile – non per colpa dell’attrice che fa un buon lavoro -, ma per la sceneggiatura che la rende scontata, poco intraprendente e ripetibile per tutta la durata della pellicola. Una condizione che, inevitabilmente, coinvolge tutto il resto del cast. La caratterizzazione dei personaggi si “dissolve” nel momento in cui non sono più funzionali alla trama.
![Smile 2, una trama forzata e stereotipata che rovina un horror potenzialmente interessante](https://i0.wp.com/www.lapiziaviewsmagazine.it/wp-content/uploads/2024/11/copertine-articoli-69.png?resize=640%2C336&ssl=1)
Ed è proprio sulla trama che è necessario fare un cappellino iniziale. Il concetto di “maledizione” della trama non dispiaceva, anzi. Interessante l’idea di un castigo tramandato attraverso la visione della morte, o meglio di un suicidio. Il vero punto debole di tutto è la trasformazione da “spietato flagello” a “golden retriver” quando l’obiettivo era la protagonista. Una scelta che onestamente, risulta poco credibile e alquanto forzata al punto da farti quasi sbadigliare in alcune scene.
Nel complesso, il film è godibile e la messa in scena risulta credibile fino alla comparsa dell’allucinazioni. Lo spettatore prova una sensazione di assurdo, tanto domandarsi: “è realtà o finzione?”. Una confusione che impedisce poi di apprezzare a toto il film. “Smile 2“, infatti, si chiude con un finale aperto. Una delle paraculate più grandi del cinema contemporaneo. Un sostegno alla trama che lascia quello spiraglio di futuro che si può – in qualche modo – parare nella scrittura. E quindi ci troviamo a fare congetture sulla morte di Skye, sulla maledizione e su un possibile sequel che, probabilmente, non era davvero necessario.
Vi lascio con una riflessione finale. Secondo voi, è possibile scrivere un film Horror raccontando qualcosa in modo scorrevole e lineare senza essere banali e privi di motivazione?
Io la mia risposta ce l’ho ma per ora me la tengo per me ,così magari potete immaginarvela voi….