Sogni di cera

“Sogni di cera”, il nuovo brano di Sebastian De Will, è in uscita il 7 marzo 2025 su tutte le piattaforme di streaming musicali. Il pezzo, che galleggia tra arpeggi di musica classica e una voce soave e leggera, racconta di un sogno appena vissuto, con estrema delicatezza e dolcezza, rendendo l’esperienza nell’ascoltarlo molto intima e a dir poco personale.

Le note di un pianoforte che entrano in modo lento, accompagnando il brano, e una voce, un dolce canto sospeso nel vuoto. È questo il primo impatto che si ha ascoltando “Sogni di cera”, interpretata da Sebastian De Will.

Tremo sudo
Sogni di cera
Si sciolgono
Colano sulla realtà
Quando mi giro
Mi perdo
ancora

L’autore nel corso del brano si affida a poche ma semplici parole, in grado di descrivere emozioni intense.

Si parla di sensazioni fisiche (sudare, tremare) forti, in grado di raccontare bene il disagio provato da chi racconta questo brano. E’ così che l’infrangersi dei sogni diventa la cera che in modo lento si scoglie, contrapponendo ciò che è a ciò che sarebbe potuto essere. L’immagine viene ricalcata con una voce soave, a tratti “stridula”, sottolineando la solennità di ciò che si vuole trasmettere.

E l’ansia mi affoga
Ma vorrei parlarti
Dei sogni che c’erano

Il testo, nel suo svilupparsi, sembra un intreccio di sensazioni. E’ in questo caso, infatti, che l’ansia diventa qualcosa di soffocante, che impedisce alle persone di aprirsi e affrontare le situazioni. L’affogamento (in senso figurato) diventa sinonimo dell’apnea sociale. Una sensazione che si prova nell’avere a che fare con le persone, mostrandosi deboli e indifesi con i propri sentimenti.

Coprimi di cera spargi i sogni su di me
Liberami dal passato annega la mia mente

La cera, spesso citata all’interno dei versi, ha un’accezione questa volta positiva, sanando le ferite del passato e relegandolo a semplice ricordo. Se si pensa ad essa, infatti, è facile intuire quanto, col suo passaggio, renda solido ciò che attraversa, cementando qualcosa che si vuole dimenticare. Il passato e il futuro ricorre più volte, ricordando la persona che si è stata e la persona che si vuole diventare, in una continua e tormentata alternanza.

La scelta di un intro esclusivamente strumentale calza a pennello, permettendo all’ascoltatore di immergersi con calma nell’ascolto di questo brano, al pari di un sub che in modo lento discende nelle profondità del mare. Le dita che scivolano, compassate e leggere e poi, di colpo, nette e decise sul pianoforte, determinano cambi decisi di tono, rappresentando l’umore dell’autore. E’ una tecnica che permette all’ascoltatore attento di capire cosa Sebastian ha voluto dire

L’aggiunta della voce, inoltre, mai invadente e sempre al posto giusto, consente di godersi le sonorità ricercate dall’autore, in grado di limitarsi a parole essenziali e mai fuori posto. Lo si vede anche dall’enfatizzazione delle parole a fine frase, volutamente allungate per rafforzarne il significato profondo.

I rimbombi e i falsetti, usati sul finale del brano, richiamano sonorità scolpite nella memoria, quali possono sembrare quelle di Battiato o, per citare, tempi più moderni, Giovanni Caccamo.

In definitiva è possibile dire che Sebastian De Will si annovera nella “schiera” di nuovi cantautori, in grado di sperimentare e fondere la propria voce con lo strumento, regalando un valore leggiadro a chi ha il piacere di ascoltare questa splendida composizione, nella quale entrambe le anime si fondono alla perfezione.

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