The Return, diretto da Uberto Pasolini, è un film drammatico che ripropone in chiave moderna una delle opere più celebri della letteratura mondiale: L’Odissea di Omero. Al centro della storia vi è Ralph Fiennes, che con una performance complessa ed emotiva interpreta un Ulisse moderno. Un uomo che torna a casa dopo vent’anni di assenza, trovando una realtà cambiata e una famiglia che ha imparato a vivere senza di lui.
La storia segue Ulisse, interpretato da Fiennes, al suo ritorno da anni di assenza. La sua casa, una volta rifugio e simbolo di stabilità, è ora un luogo sconosciuto. Gli estranei che lo vivono sono sua moglie Penelope (Juliette Binoche) e suo figlio Telemaco (Charlie Plummer), cresciuto in sua assenza. La narrazione è priva di elementi mitologici. Ci si concentra su un viaggio interiore, dove il protagonista deve affrontare le conseguenze del tempo perduto e dell’alienazione che la distanza ha creato.
Uno degli aspetti più interessanti di The Return è il suo approfondimento psicologico dei personaggi, che esplora temi come l’estraneità e la perdita di identità. Tuttavia, il ritmo del film è uno dei suoi punti deboli: a tratti risulta lento e privo di quella tensione che ci si aspetterebbe. L’evoluzione narrativa si dipana con una calma che, se da un lato permette allo spettatore di immergersi nei dilemmi interiori dei personaggi, dall’altro rischia di far scemare l’attenzione, poiché i momenti di vera suspense o conflitto risultano scarsi e poco incisivi.
Il regista Pasolini sceglie di costruire il film con una serie di silenzi e sguardi intensi, che però non sempre riescono a mantenere alta la tensione. La sensazione di claustrofobia e alienazione è resa bene dall’uso degli spazi chiusi e da una fotografia malinconica, ma questa scelta stilistica, pur elegante, contribuisce a una certa piattezza nel ritmo. I conflitti tra i personaggi sono accennati e, anche se forti a livello emotivo, non esplodono mai in veri momenti di dramma, lasciando il film sospeso in una bolla di introspezione.
Ralph Fiennes è magistrale nel ruolo di Ulisse. La sua interpretazione trasmette tutta la fatica e la stanchezza di un uomo che ha vissuto troppe battaglie, sia esterne che interne. Fiennes riesce a rendere palpabile il dolore del suo personaggio, ma nonostante la potenza della sua performance, anche lui è frenato dalla lentezza generale del film, che limita lo sviluppo di veri momenti di tensione drammatica.
Accanto a lui, Juliette Binoche offre una prova altrettanto toccante nel ruolo di Penelope. La sua è una donna forte, ma segnata dalla solitudine e dal peso degli anni. Binoche riesce a incarnare con grande sensibilità il tormento di una moglie che deve fare i conti con il ritorno di un marito divenuto un estraneo. Tuttavia, anche il suo personaggio, pur emotivamente complesso, non ha quei momenti esplosivi che potrebbero catturare di più lo spettatore.
Charlie Plummer, nel ruolo di Telemaco, rappresenta bene il conflitto generazionale e il risentimento verso un padre che non ha mai conosciuto davvero. Ma anche qui, il confronto tra padre e figlio, pur significativo, si sviluppa in modo contenuto, senza raggiungere un vero apice drammatico.
The Return è un film che si concentra sul viaggio interiore dei suoi personaggi. La sua narrazione lenta e la mancanza di momenti di forte tensione possono far apparire il film piatto a tratti. Pur essendo un’opera sofisticata dal punto di vista visivo e psicologico, manca di quel dinamismo che potrebbe renderla più coinvolgente. Il film sembra più interessato a osservare i personaggi nella loro immobilità emotiva, che a portarli verso un vero confronto.
The Return è un film che riflette sulla perdita, sul tempo che passa e sulla difficoltà di riconciliarsi con ciò che si è lasciato indietro. Le interpretazioni intense di Ralph Fiennes, Juliette Binoche e Charlie Plummer danno spessore a questa storia di estraneità e riconciliazione. La mancanza di veri momenti di tensione limitano l’impatto emotivo del film che, pur toccando corde profonde, rischia di risultare monotono. Una visione consigliata a chi ama i drammi psicologici, ma che potrebbe richiedere una buona dose di pazienza.