Tommaso Paradiso è finalmente tornato bruciando con la sua musica e il suo carisma il palco di Rock in Roma. Si esatto, avete letto bene, è finalmente tornato a far ballare, a far commuovere, ridere e abbracciare le persone sotto il proprio palco.
Dopo anni di attesa, si purtroppo io non riesco a considerare il tour indoor come il “grande ritorno” di cui tutti parlavano, è tornato a scaldare il cuore dei tantissimi presenti che – incuranti del caldo asfissiante – hanno invaso con sciarpette, maglie e gadget personalizzati l’ippodromo di Capannelle.
Una serata magica tra le stelle di una notte romana, che apre il sipario al sentimento più bello del mondo, declinabile in un’infinità di modi diversi: l’amore. Si perchè inutile negarlo, questo concerto – forse anche grazie al tappeto di stelle sopra la mia testa – è stato un esplosione di amore, anche grazie a quell’abbraccio dei The Giornalisti che ci fa sperare, forse, in un ritorno.
Non mentiamoci, Tommy in questo è davvero bravo, (quando è effettivamente in vena) riesce a regalare emozioni così forti da ritrovarti a piangere – con in mano una birra – sulle note di una canzone come “Non avere Paura” o a ballare saltando da una parte all’altra sulle note di “Felicità Puttana”; in entrambi i casi però il sentimento è lo stesso: quella voglia di condividere la gioia e – perchè no – anche la nostalgia di un momento felice.
Inutile che io mi nasconda sotto la sabbia, che prenda in giro tutti voi che – inconsapevoli – leggete queste righe fatte di pensieri difficili da mandare via, ma per me Tommaso Paradiso è nostalgia: quella piena, che ci ho messo tanto ad accettare, talmente tanto da non riuscire più a provare emozioni ascoltandolo. Tommy porta con sè la consapevolezza di quello che avrei tanto voluto fosse e che invece non è stato. Un sentimento che pensavo di non provare più nella mia vita e che, al contrario, è arrivato come un pugno nello stomaco nel momento sbagliato. Mi ha lasciato un pugno di mosche in mano e un cuore rotto? Sicuramente si, ma ha generato un effetto farfalla talmente potente da rendere anche quel dolore, positivo.
E quindi eccole lì le lacrime, quelle che a novembre chiusa nel mio ermetico guscio costruito attorno al mio cuore non sono scese, quelle che hanno segnato il mio viso stanco fin dalle prime note della canzone che – per uno strano scherzo del destino – condivido con la stessa persona di cui ho parlato poco fa. E durante quella canzone, mi guardo attorno e vedo coppie felici, ed è in quel momento che realizzo la cosa che da tutta la vita cerco di razionalizzare: io anche da sola sto bene.
Tommaso per due ore di concerto, dai The Giornalisti e la sua carriera solista passando per l’omaggio a Lucio Dalla, ci guida in un viaggio sulle rollercoster della vita: tra quegli alti e bassi emotivi che personalmente credo siano davvero la cosa che ti fa sentire vivo, libero, nostalgico e spensierato. E quindi fa niente se magari sei circondato da coppie e tu sei in compagnia dei tuoi amici, perchè l’amore è universale. E forse il sentimento più puro di tutti è proprio un’amica che, vedendo le lacrime sul tuo viso, senza parlare ti abbraccia o, banalmente, quello di persone che non si conoscono che si sorridono con lo sguardo.
Grazie Tommaso per questa notte emotivamente disturbante sotto le stelle di una magica notte romana. Tra la terra rossa di Capannelle, la resina dei pini che ogni tanto ci cadeva addosso e quegli occhi felici di chi – uscendo – ha continuato a cantare e ballare sulle stonate noti di “Completamente”.
Ecco se dovessi definire l’amore penso lo definirei così: quelle note stonate che si fondono all’unisono e generano emozioni così forti da non essere in alcun modo controllabili.