Tra sonorità sperimentali e tradizionali
Guè Pequeno torna con “Tropico del Capricorno”, un progetto che conferma la sua posizione di spicco nella scena rap italiana. Il rapper, fresco di ritorno lo scorso anno con i “Club Dogo”, ha rilasciato 15 tracce in cui spiccano nove featuring di alto livello realizzati in collaborazione con artisti italiani ben conosciuti e apprezzati dal pubblico. Uscito il 10 gennaio 2025, l’album è un racconto crudo e malinconico delle sue esperienze tra eccessi, successo e contraddizioni.
Con la consueta maestria, Guè intreccia liriche provocatorie e sonorità ricercate, trasportando l’ascoltatore in un viaggio nel cuore pulsante del suo universo: un luogo dove lusso e ombre convivono, e ogni traccia racconta un frammento della sua vita artistica e personale.
L’inizio e il tributo alla musica napoletana
Il solito flow e un ritmo travolgente. È con “Oh Mamma mia“, il brano in collaborazione con Rose Villain, che si apre “Tropico del Capricorno”. Un omaggio a Pino Daniele e alla sua Napoli ben riuscito, che racchiude in modo perfetto l’idea di una musica sperimentale, in grado di superare i confini e contaminarsi in modi sempre diversi. Il singolo trasmette freschezza già al primo ascolto, col sodalizio tra i due autori che si ripete dopo la hit estiva “Come un tuono“. L’unione tra questi artisti, con sfumature e tonalità diverse, è un grado di fondere rap e hip hop, in un connubio perfetto.
“Baby, come va?”
“Te lo dico fra un attimo”
“Mi sembri una star”
“Invece sono un angelo”
“Andiamo via da qua”
“Ti facеvo più romantico”
Botta e risposta in un duetto più che riuscito. L’artista romano però, non si ferma, anzi rilancia e continua il suo viaggio nel tempo della musica.
Dal rap alle rivisitazioni
Si passa da brani che rappresentano la cifra artistica e l’impronta di Guè a tributi/collaborazioni, in grado di donare nuova vita a pezzi storici (Meravigliosa degli Stadio)
Una donna lo sa
Sa che è l’ultimo disco, poi cosa si fa?
Una donna non ha
Più paura del rischio, di una vita che è
Pericolosa, piеtra preziosa, G si innamora (Meravigliosa)
Vodka con soda, diavolo in rosa, ti chiamo ancora (Meravigliosa)
La fusione tra pop romantico e rap permette al brano di avere una chiave di volta in più, un nuovo modo per ascoltarlo e riapprezzarlo. Anche in questo Guè non sbaglia, riuscendo nell’arduo compito di non fare una semplice citazione al brano ma, al contrario, aggiungerci qualcosa di suo.
La mescolanza riuscita
Proseguendo nell’ascolto si percepisce la perfetta alternanza tra duetti sempre sperimentali e ben ideati (Nei tuoi skinny con Frah Quintale), una ballad dal sapore vintage che unisce frasi veloci e lente di Pequeno a ritmi dal retrogusto indie-pop e falsetti tipici di Frah, garantendo la riuscita del pezzo.
Vorrei fare un giro dentro a quei jeans skinny (Ah-ah-ah)
Dimmi dove sei, che vengo lì (Ah-ah-ah-ah-ah)
Sai che non mi fido quando il cuore mi batte così forte (Ah-ah-ah-ah)
Non è per la police (Ah-ah-ah-ah-ah)
Da te non scapperei (Ah-ah-ah)
Non finirò in galera stasera (Uh, uh, uh)
Ma semmai tra le tue lenzuola di seta (Uh-uh-uh, uh-uh-uh, uh)
Verso la fine
Immaginando che “Tropico del Capricorno” sia una lunga strada con tante fermate da apprezzare, sarebbe un peccato perdersene qualcuna. E così si va avanti, trovando un brano di denuncia sociale a chiusura dell’album.
Astronauta è una lettera aperta in cui Guè dice in modo aperto e senza censure ciò che odia, si distingue dalla massa e ne evidenzia la sua differenza.
La guerra, la pioggia, la finta sui social
Malati di mala, barba lunga, rasati a boccia
Gesù che passa su una supercar
Sgomma e ti lascia davanti al Despar
Vi toglierei quelle collane a uno a uno
Se sono vere, fonderle, darei tutto a chi è digiuno (Seh)
Se la droga non te lo ammosciasse, avessi fame e sonno (Ahahah)
La lista di elementi è un procedimento spesso usato dagli autori rap per parlare di una società spesso bigotta. L’artista analizza la situazione della scena musicale rap (e forse anche trap), nella quale gli artisti preferiscono apparire più che essere, sfoggiare collane dorate e essere vittime della loro stessa vanità.
Come un astronauta, tra le stelle non mi vedi
E’ così che si sente l’autore. E’ un astronauta, qualcosa di avulso dal mondo, che spesso non viene capito o non vuole essere capito. Un’eccezione in questo mondo di convenzioni, nel quale tutti si adeguano a ciò che va di moda o assumono atteggiamenti degli altri.
Il disco di Guè esplora, in definitiva, le diverse anime del rap. E’ in grado di scomporlo e mostrare le sue diverse facce, al pari delle facce del cubo di Rubik. E’ così che è possibile immaginarlo: un alchimista che prova le diverse combinazioni di colori della musica, fino a trovare l’equilibrio e regalare a tutti i suoi ascoltatori qualcosa di diverso, magari non ancora realizzato.
Il coraggio di osare, spesso, premia chi decide di usarlo.