Il bello della musica è che spesso una canzone arriva nella tua vita per puro caso. Quella canzone, quell’album, ti piombano addosso come un macigno perché raccontano un pezzo della tua vita. Le parole dei testi sono quelle che non riesci a trovare, ciò che vorresti urlare senza riuscire a proferire verbo. È così che nella mia vita è arrivata la musica di Matteo Costanzo, un artista poliedrico, capace di produrre canzoni meravigliose e di scriverne altrettante sue. Un artista, soprattutto, che è stato capace di parlare al mio cuore.
Come Un’Unica Voce, secondo album di Matteo, è apparso tra le mie sponsorizzate per settimane. Ammetto di essere sempre scettica verso le canzoni dei produttori degli artisti che ascolto, ma incuriosita alla fine l’ho ascoltato. Mai mi sarei aspettata di essere travolta da un turbinio di emozioni simile, lo stesso in cui mi sono trovata poi mercoledì 27 novembre durante il release party all’Alcazar Live.
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Ad aprire la serata Lorenzo Lepore, giovane cantautore romano classe ’97, che ha presentato il suo secondo album Cielocittà. Scanzonato, romantico, Lorenzo è un concentrato di energia in grado di farti cantare, ballare e al contempo emozionare. La semplicità di questo ragazzo è emersa prepotentemente durante tutto l’arco dell’esibizione, già a partire dal look in salopette di jeans. Ed ecco che a un certo punto un gruppo di amici sale sul palco, pronto a condividere la scena con Lorenzo e a regalarci un momento di gioia per occhi e orecchie. Attimi in cui è stato impossibile non sentirsi leggeri e spensierati, felici. L’apertura perfetta per scaldare un pubblico in trepidante attesa.
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Un momento di pausa, giusto il tempo di una sigaretta e sul palco sale lui, il protagonista indiscusso della serata: Matteo Costanzo.
Fin da subito, Matteo ci invita a unirci a ballare intorno al fuoco, il brano d’apertura del disco e della serata. Un ritmo quasi tribale, ci riconduce all’essenza dell’uomo, ad una dimensione primordiale del suo essere. Ci spinge a farci domande sul perché sentiamo un senso di vuoto nonostante siamo circondati da «strade, croci, algoritmi, codici, soldi, religioni, armi». Al contempo, questo brano cerca di riportarci con i piedi a terra, chiedendoci cosa siamo disposti a scegliere in questo marasma di possibilità.
Si prosegue con Deserto, title track dell’omonimo album del 2021, un brano che ci fa sentire sulla pelle quella distanza, quel «non ti sento mai». Neanche il tempo di riprenderci che Matteo è già pronto a farci cambiare repentinamente mood.
Ed ecco che parte Nudi, secondo brano di Deserto, una canzone che sa d’amore. Impossibile non pensare subito a chi ci fa battere il cuore già dai primi versi: «Ehi, stasera che fai? Perché non lasciamo per un attimo il mondo senza di noi?». Se poi si ha a che fare con qualcuno che si porta dentro un trauma, «Tu pensi troppo, basta solo un passo, non guardare sotto» diventa ciò che vorremmo urlargli in faccia come a dire “non avere paura“.
La scia di romanticismo prosegue con un’esibizione magica, quella con la prima ospite della serata: Naive. Tratto anch’esso da Deserto, Senza Volto è un brano che ci regala un’atmosfera unica, una «poesia alla vita» (così definita dallo stesso Matteo). Un momento di pura bellezza in cui Matteo e Naive ci dividono per cantare l’outro, creando un’armonia di voci che si fonde con le loro.
Dopo questo momento magico arriva lei, la title track del nuovo album: Come Un’Unica Voce. Non posso negare il mio entusiasmo nel sentirla finalmente dal vivo e poterla cantare a squarciagola. Così come, non posso negare che questa canzone mi faccia pensare alla società in cui viviamo, all’ansia che ci assale, alla FOMO. «C’è sempre un’altra scusa buona per rimandare a quando sarai più libero e meno stanco» canta Matteo. Quante volte ci siamo sentiti così? Quante volte pensiamo che non sia il momento giusto per fare una certa cosa, per provare una certa emozione? Appunto, però, «è solo una prigione mentale», una gabbia in cui mettiamo quella parte irrazionale che ci spinge ad abbassare il freno a mano.
E dopo l’intensità di Come Un’Unica Voce, si passa a Paura di Vincere, una ballad romantica, coinvolgente, una coccola per anima e cuore. Di questa canzone mi hanno colpita, fin dal primo ascolto, due frasi: «Se solo potessi vederti un istante con gli occhi miei» e «C’è sempre qualcosa da dare e questo ci fa innamorare». Se nel primo caso abbiamo una dichiarazione d’amore puro, la seconda mi fa pensare a quella voglia di buttarsi, di investire in un rapporto. A quell’amore che, nonostante tutto, è pronto a farti scavalcare mille muri.
Il romanticismo è senz’altro meraviglioso, ma arriva il momento in cui i sentimenti lasciano spazio alla parte più “carnale” dei rapporti umani. E sulle note di SEXSEXSEX, abbandoniamo ogni tabù sul sesso e diamo il benvenuto alla «rivoluzione sessuale», in questa danza di corteggiamento in musica.
Sulla scia di SEXSEXSEX, prosegue la critica neanche troppo velata, verso gli argomenti tabù della nostra società. Ed è così che, coerentemente con questi tempi «di petrolio e guerra» che stiamo vivendo, che suona forte la chitarra elettrica di Antropocene. Un inno a riflettere sull’esserci trasformati in «Otto miliardi di zombie», in «Uomini che avanzano, che tirano le bombe e manifestano». E, infine, su quel desiderio di scappare via «dove i dolori diventano ricordi», «dove la notte splende già di stelle enormi», verso quel mondo utopico senza male.
La critica continua e si passa al dominio dei social network sulle note di Faccio come mi pare. Ad accompagnare Matteo Costanzo sul palco, il rapper romano Sercho. Un duo scoppiettante il loro, capace di trascinare il pubblico in una rivoluzione contro le mode, le maschere, la logica del like. Ed ecco che tutti, per qualche minuto, ci siamo ribellati a questa vita fatta di post, di influencer, di apparenza. Una vita in cui sta a noi scegliere se «essere o sembrare».
Abbiamo cantato, ballato, ci siamo scatenati. È tempo, però, di tornare alle ballad con Parlami e di smorzare un po’ i toni. «E dimmi cos’è che non va, il fumo, i vestiti per terra nel silenzio di ieri sera» è la frase che preannuncia il tema del brano, ovvero la ricerca del dialogo con l’altro. Matteo ci racconta il lato “oscuro” delle relazioni umane in cui una delle due parti si chiude, lasciando l’altro in balia di un silenzio assordante. È qui che chi ci ama cerca di tirarci fuori dal bozzolo, provando a convincerci «che si può cambiare», «che si può risalire». Che da quel buio che sentiamo possiamo uscire abbassando ogni barriera.
A pochi brani dalla fine del concerto, è la volta dell’ultimo ospite: Comete. Matteo Costanzo ed Eugenio Campagna ci accompagnano nella storia di due bambini che, da adulti, ripercorrono una parte di un passato vissuto insieme. «Eravamo tanto amici ma non ci vediamo mai, è che ci hanno allontanato le scelte, scegliendo gli sbagli che fai», ci raccontano, riportandoci alla mente chi abbiamo perso di vista per «quell’ansia di crescere» e diventare grandi. Insieme, questo duo ci ha regalato un tuffo nei ricordi dal sapore dolce amaro, quella voglia di ritrovarci e dirci che «va tutto bene».
E dopo una bella dose di nostalgia, è la volta di tornare al romanticismo e all’amore con Pace Chimica. Ancora una volta, Matteo Costanzo riesce a comunicare con una delicatezza disarmante, la potenza di questo sentimento. «Sento amore espandersi con la bocca dello stomaco e un po’ sento pace crescere per noi e sento pace esplodere qui con te», sono i versi più emblematici di questo brano le cui sonorità ricordano una dimensione quasi onirica. Il cuore che esplode, quel calore che ti avvolge, Matteo ce li racconta in pochi semplici versi con cui, personalmente, è riuscito a ricordarmi com’è innamorarsi per la prima volta.
Penultimo brano prima della fine di questo meraviglioso spettacolo, Puoi Sentirmi. «Io voglio stare con te quando arriva la notte e non ho niente da dire», «quando cerco la mia voce ma parlare fa male», «quando mi manca il tempo e sento i sogni in gola», sono la massima espressione di quell’amore nella sua forma più pura, quella in cui il partner è amante, amico, confidente. È quando la persona che ami diventa il tuo porto sicuro, anche quando non ci si capisce e si incendiano i discorsi. Perché è questo l’amore, è sentirsi, è starsi accanto nel bene e nel male.
A volte però, l’amore ha i denti e morde forte, provocandoti ferite che impiegheranno diverso tempo a rimarginarsi. E prima di salutarci con un bis della sua stupenda Come Un’Unica Voce, Matteo Costanzo ci regala un’ultima, malinconica perla: In Un Addio. Non esattamente la canzone più facile da ascoltare dopo una rottura, ma che sicuramente riesce ad esprimere perfettamente il dolore di vedersi per l’ultima volta.
«Ma quanto amore in un abbraccio, in un addio», magari quello che non avresti voluto davvero dire, eppure l’hai dovuto fare. Per te, per entrambi. «Questa è l’ultima volta che ci guardiamo prima di partire per trovare i nostri sogni che sono diversi e forse adesso lontani», perché sì, a volte i sogni sono diversi, le persone cambiano e l’amore si trasforma in quell’addio pronunciato col cuore in gola. Un addio che fa male, ma necessario per il bene di entrambi, per diventare più grandi e forse, un giorno, anche più felici seppur lontani.
Ed è così che si è conclusa una serata che non è stata “solo” un semplice release party, ma un rollercoaster di emozioni incredibili. Non ci sono altri modi di descrivere la potenza e la bellezza della penna di Matteo Costanzo, un artista che merita di essere sentito live con qualcuno che sia pronto a stringerti forte quando alcuni testi saranno come sale sulle ferite o, a cantare a squarciagola con te quelle canzoni che sanno di ribellione, leggerezza e felicità.