Valentina Tioli ci racconta il suo “Mal Comune” – Intervista

Valentina Tioli ci racconta il suo "Mal Comune"

Lo scorso 10 maggio, Valentina Tioli ha pubblicato il suo nuovo brano “Mal Comune”. Una canzone che parla di relazioni disfunzionali che si intrecciano e che, in un certo senso, si consolano vicendevolmente. Un dolore condiviso, molto spesso, può diventare la soluzione a tutto ciò che si era volutamente scelto di ignorare.

La cantautrice Indie Pop, dalle influenze R&B, ha partecipato a diversi concorsi facendosi notare da un discreto pubblico. Vanta collaborazioni con Mr.Rain e Dargen D’amico, ma ha anche scritto per diversi artisti come Elodie. Dopo la sua “Drammi”, quindi, è pronta a raccontare la verità del senso di perdita che si cela dietro la fine di un amore. Una consapevolezza che pesa di tutti quei segnali ignorati e di un’istinto soppresso dall’idealizzazione dell’altro.

Noi abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata con l’artista e, in attesa del suo live romano, lasciamo che sia lei a parlare della sua musica.

Valentina Tioli ci racconta il suo "Mal Comune"

“Mal Comune” è il tuo nuovo singolo e parla di una presa di consapevolezza su un amore un po’ disfunzionale giunto al termine. Pensi che comprendere quanto l’esperienze possano essere analoghe tra di loro, in un certo senso, possa farci sentire un po’ meno soli?

«Sì, sicuramente sì. Quando succedono cose del genere, il confrontarci con dei nostri amici ci alleggerisce un po’ il cuore in certe situazioni. Anche perché, in un primo momento, sei portato a chiederti “ma succede sempre tutto a me?”. Invece no, non sono l’unico a cui succedono sempre queste cose.
In ogni caso, come dico nella mia canzone, mal comune molto spesso non è mezzo Gaudio… in realtà, fa male uguale. Sapere che anche il tuo amico sta soffrendo per la stessa cosa, ti alleggerisce fino a un certo. Quindi è un po’ la condivisione del fatto che in questa generazione gli amori disfunzionali sono un po’ una piaga del nostro tempo e quindi la condividiamo tutti cercando di insomma superarla al meglio possibile».

Nel testo di questo brano ci sono diverse citazioni molto interessanti, ad esempio: “Oppenheimer-Nucleare”. Ne potresti approfondire il senso?

«In quella frase fondamentalmente io dico: “senza airbag, mi andrò a schiantare oppenheimer, nucleare”; aggiungo anche che in quella frase dico: “le Red Flags erano chiare”. Molto spesso in queste situazioni le bandierine rosse di avvertimento si vedono e si leggono, sono molto visibili, ma noi proprio non le vogliamo né vedere e né ascoltare. Andiamo avanti per la nostra strada, anche se poi ci andiamo a schiantare come la bomba nucleare di Oppenheimer.
Fondamentalmente ci schiantiamo sulla realtà del fatto che questa persona non funzioni per noi e che non vada bene, nonostante l’idea che ci siamo fatta poi di lui. Questa canzone racconta molto anche dell’idealizzazione che ci facciamo di una persona piuttosto di come questa sia in realtà. Ci innamoriamo più delle idee e ci attacchiamo a queste come gomme sotto i banchi. Quando in realtà poi ci andiamo a schiantare, magicamente, apriamo gli occhi. Comprendiamo che forse le red flags erano chiare, ma ormai mi sono comunque schiantato contro le mie stesse decisioni. Il palo ormai l’ho preso e si spera che prima o poi più ne prendi e più impari.
Alla fine cerchiamo tutti di trovare una relazione sana che ci faccia stare bene, in pace, perché seppur poche ne esistono ancora. Quindi l’augurio è quello di trovare una cosa che possa funzionare per noi, non solo secondo l’idea che abbiamo di una persona per cui debba funzionare a tutti i costi».

In un certo senso pensi che comunque mettere per iscritto questa consapevolezza ti abbia aiutata? Appunto, con la prossima relazione riuscirò ad avere gli occhi un po’ più aperti?

«Assolutamente, quando scrivo musica per me è terapeutico, per me è meglio che andare dallo psicologo. Perché una volta che io metto nero su bianco quello che sono i miei pensieri diventa un po’ come una legge scritta che quantomeno non dimentico. L’ho scritta e quindi, ogni volta, che me la riascolto mi ricordo che sono stata così per le emozioni che provavo in quel momento. Non vanno dimenticate, ma si deve imparare da quello che hai vissuto e cercare di farne esperienza.
Adesso per fortuna ho trovato un moroso normale, quindi sono fortunata. Dal mio punto di vista, sicuramente, tutti questi Oppenheimer nucleari mi sono serviti per trovare finalmente una persona normale. Però serve tutto, la vita è fatta di tantissime cose. Per vivere bisogna anche fare questo tipo di esperienze, e spero che sia magari un monito per quelli che l’ascolteranno e che magari faranno faranno proprie anche queste parole».

Parlando delle tue esperienze e del tuo percorso fatto finora in campo musicale. Hai partecipato a diversi concorsi, tra cui anche X-Factor. Ci sono dei ricordi in particolare legati a queste esperienze che trasporti anche un po’ nella tua musica?

«Sicuramente è stata sia la prima grande esperienza televisiva della mia vita, ma anche proprio la prima grande esperienza, perché avevo ventun’anni. Per la prima volta mi sono ritrovata in diretta nazionale ed è stata una roba assurda. Ero piccolina e diciamo che i miei genitori sicuramente avevano un po’ di remore nel farmi intraprendere una carriera difficile come quella della della cantante.
Quando poi mi hanno visto su Sky e in diretta con la standing ovation e hanno visto che ero nel nel mio mondo, si sono tranquillizzati. Sono venuti sempre a sentirmi in tutte le puntate e adesso sono i miei più grandi sostenitori. Penso che sia stato pazzesco e anche molto difficile perché ci vuole una bella crosta. Sono due mesi intensi che corrispondono, secondo me, a più o meno a 10 anni di gavetta fuori. Conosci tanti professionisti, tanti artisti e resti in contatto con tanti. Sicuramente è un’esperienza che consiglio di fare, ma per la quale bisogna essere pronti e consapevoli di quello che che si sta andando a fare».

Ci sono state tante collaborazioni nella tua musica, ma una collaborazione che invece ancora non hai avuto modo di fare o che ti piacerebbe fare?

«Ah allora ti dico Michael Jackson! Nei miei sogni, di collaborazioni che vorrei fare ne ho tante. Io amo da morire la musica R&B soul, quindi per fortuna di artisti vivi in questo genere ce ne sono ancora abbastanza, però quelli che amo io forse sono un po’ inarrivabili. Io ti io ti sparerei un Bruno Mars, ti sparerei una Beyoncé, per spararle grossissime. Però diciamo che anche la scena italiana ultimamente sta tirando fuori anche nomi di genere R&B POP e Indie molto molto interessanti. Mi piacerebbe anche collaborare con dei rapper nuovi. Trovo che ci siano tanti artisti interessanti oggi nella scena e quando mi propongono collaborazioni io sono quasi sempre disponibile e felice. Tutto diventa sperimentazione e condivisione ed è una cosa figa».

Domenica 19 maggio eri ospite da Spaghetti Unplugged a Milano, come ti sei trovata in quell’ambiente?

«Bellissimo è stata una sera indimenticabile. Sono andata con la band e, secondo me, abbiamo fatto bene proprio perchè l’esibizione è stata ancor più completa. Vedevo proprio che è un pubblico bellissimo perché attento. Sapevano anche le mie canzoni ed ero incredula. Mi sono divertita tantissimo nel far sentire i miei ultimi lavori, ho fatto anche un pezzo di rap alla fine, per presentare la band. La gente si è gasata tantissimo.
Ero particolarmente in ansia per questo concerto, perché comunque ci sono tanti artisti ed è anche un pubblico di addetti al settore. C’erano tanti discografici, giornalisti, produttori e quindi un pubblico molto attento. Quindi mi sentivo come se stessi andando a rubare a casa dei ladri. Di conseguenza è come se ogni minimo errore venisse percepito da un pubblico che se ne intende. Però devo dire che ho rivisto tutti i video ed è andata veramente alla grande con la band che suonava da Dio. Quindi è un esperienza che rifarei e non vedo l’ora di rifare anche a Roma».

Come descriveresti la tua musica a chi ancora non l’ha ancora ascoltata?

«La mia musica sicuramente è versatile, la prima parola che mi viene in mente è eclettica. Faccio un po’ fatica a etichettarmi con un unico genere, perché sono un’artista che fa molta ricerca e molta sperimentazione. Però sicuramente è una musica reale come il mio nome d’arte, no? Cioè mi chiamo Valentina Tioli e in arte Valentina Tioli. Quindi parla di fatti reali, realmente accaduti. Quindi quello che cerco di comunicare è verità e semplicità cercando di raccontare un po’ la società in cui vivo tramite le mie parole. Penso che sia un po’ il compito dell’artista quello di riflettere la società in cui vive, così da poter descrivere quello sente. Magari poi dico anche delle cazzate. Non è che le mie canzoni son sempre filosofiche, però di base cerco di raccontare un po’ quello che vivo nella maniera più sincera possibile».

Valentina sarà ospite all’appuntamento speciale di Spaghetti Unplugged di domenica 23 giugno. Noi non vediamo l’ora di sentire la sua voce risuonare per tutta testaccio e voi, conoscevate già la sua musica?

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di Lapizia

Guardo troppi film e parlo troppo velocemente, ma ho anche dei difetti!

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